22 Luglio 2023
il manifesto

Lica Steiner, una strada che va all’infinito

di Pasquale Coccia


Il collettivo prima del singolo, i contenuti prima del merito, i principi prima di ogni cosa. Era tutto questo Lica Covo Steiner, moglie di Albe Steiner, entrambi hanno segnato la storia del design e della grafica in Italia dando un contributo fondamentale nel Dopoguerra alla formazione di generazioni di grafici presso l’Umanitaria di Milano. Lica ha contribuito in maniera determinante a tutti i lavori di Albe Steiner, ma non ha mai voluto che comparisse il suo nome, diceva che contava il messaggio.

Furono loro a progettare i Convitti Rinascita, luoghi di formazione per i figli di partigiani rimasti orfani. Furono loro a disegnare i fazzoletti dei partigiani nella Val d’Ossola durante la Repubblica partigiana durata quaranta giorni e quelli dell’Anpi, ma anche la copertina della rivista Il Politecnico diretta da Vittorini e tantissimi manifesti di anniversari politici.

Un libro della collana Electa dedicata alle donne sul lavoro Vorrei far vedere una strada che va all’infinito scritto da Chiara Alessi, ricorda la figura straordinaria di Lica Covo Steiner. A scorrere le pagine del libro si resta meravigliati dalle persone che frequentavano casa Steiner: Elio Vittorini e sua moglie Ginetta, Giulio Einaudi e la moglie Renata, Gillo Dorfles, Ernesto Treccani, Italo Calvino, Giangio e Julia Banfi, Gabriele e Genni Mucchi, i pittori di «Corrente», e negli anni a seguire Neruda, Picasso, Rivera incontrati in America Latina grazie ai contati forniti dal Pci. C’erano le riunioni del mercoledì di intellettuali antifascisti che preparavano la Resistenza, nel corso delle quali vi erano scontri dialettici duri sul da farsi ma anche grande solidarietà, una delazione poteva costare loro la vita.

Albe aveva avuto lo zio, Giacomo Matteotti, trucidato dai fascisti, fu a seguito di quel tragico evento che all’età di 11 anni affisse nell’atrio del suo stabile un disegno con la scritta: «Abbasso Mussolini gran capo degli assassini» e forse fu allora che decise di fare il grafico.

A Lica i fascisti ammazzarono il padre e fu subito dopo che decise con il marito di entrare nella Resistenza, raggiunsero Mergozzo, nel Cusio-Ossola, dove avevano la casa di famiglia, poi distrutta dai fascisti. Lica fece la staffetta partigiana, Albe il commissario politico di una brigata. Furono loro a disegnare la carta stampata della Repubblica partigiana della Val d’Ossola, i timbri, i manifesti.

Nonostante i fatti tragici che avevano colpito le loro rispettive famiglie, Lica e Albe per tutta la vita mantennero un’allegria costante, sapevano divertirsi e soprattutto sapevano guardare al futuro: «Lica ha mantenuto intatta la sua inimitabile levità disse Gillo Dorfles nel corso di una commemorazione. Affetti da levità bisognava esserlo per natura e per contagio, visto che quando il Pci le assegnò la pagina sulle donne su l’Unità, Lica condivideva il tavolo con Fortebraccio, i cui feroci strali in prima pagina erano accompagnati da grande ironia.

Al futuro guarda il titolo di questo libro che Chiara Alessi ha reso lieve nel tratteggiare la figura di Lica Covo Steiner, prendendo a pretesto una sua frase, quando all’età di 93 anni frequentava ancora quotidianamente lo studio di via Elvezia a Milano. Il comune di Paderno Dugnano, nell’hinterland milanese, aveva commissionato un manifesto per il 25 aprile del 2008, priva di forze ma lucida Lica si faceva aiutare dalla figlia Anna, che ha proseguito il lavoro dei genitori. Alla richiesta su che cosa volesse che il manifesto rappresentasse, immediata fu la risposta di Lica: «Vorrei far vedere una strada che va all’infinito».

In quel desiderio di futuro c’era un grande passato vissuto con intensità. Fu Lica nel 1986 a curare una mostra iconografica dedicata a Vittorini dopo la sua morte, solo lei e Albe erano riusciti a fotografarlo nei momenti intimi, visto che dopo la perdita del figlio Giusto Vittorini non comparve più in pubblico.

Nel 1945 Lica Covo Steiner curò la mostra sulla Liberazione e quella sulle Donne, fu la segreteria nazionale del Pci a incaricarla di curare nel 1954 i manifesti per la campagna di propaganda «Educhiamo alla gioia» e nel 1963 la mostra «Donna a metà», il suo impegno sui diritti di genere le aprirono le porte al femminismo internazionale. Fu sempre lei a curare i manifesti della «Mostra della realtà» del 1953 e nel 1955 quella su Marx ed Engels.

La segreteria nazionale del Pci la ringraziò con una lettera inviata non all’indirizzo di casa o dello studio, ma a quello di via Cicogna 6 a Milano, dove aveva sede il Collettivo di Architettura del quale Lica era grande animatrice. Il suo impegno politico la portò a stabilire profondi rapporti di amicizia con la sorella di Marcella Ferrara, segretaria di Palmiro Togliatti, fin da quando giovanissima curava la pagina delle Donne sull’Unità, anche se, ironizzava, da un punto di vista grafico non era granché.

«Nella nostra professione siamo stati militanti, il nostro lavoro non è mai stato individuale» soleva dire alla figlia Anna Steiner, che incontriamo a Milano in occasione della presentazione del libro. Alla nipote di 11 anni diceva che non avrà mai nessuna risposta fino a quando non imparerà a fare domande, racconta Anna Steiner, che nello studio ci mostra i tanti manifesti disegnati dai genitori e i libri autografati dagli autori con le copertine originali di Feltrinelli ed Einaudi, nonché la fittissima corrispondenza internazionale avuta dai suoi genitori con artisti, grafici e intellettuali, sulla quale qualche studioso dovrebbe cominciare a lavorare.

La gran parte dell’archivio Steiner è stato donato al Politecnico di Milano. La corrispondenza privata per volontà di Lica è rimasta nello studio, ma la sua è stata una vita intensa sotto il profilo grafico e politico. Rendere pubblica questa documentazione visto che «il personale è politico» significa fare nostra una vita di passione politica e civica caratterizzata sempre da uno sguardo allegro e ottimista.


(il manifesto – Alias, 22 luglio 2023)

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