2 Agosto 2023
il manifesto

L’impulso mistico come militanza attiva

di Stefania Tarantino


Rimettere al centro la spiritualità femminile, di matrice mistica, è il cuore pulsante dell’ultimo libro di Wanda Tommasi dal titolo Vivere Dio qui e ora. La sapienza mistica di autrici del nostro tempo (Edizioni Paoline, pp. 91, euro 11, prefazione di Antonietta Potente).

Un volume che esplora e intercetta quell’impulso mistico che nelle esperienze di molte donne, che siano vissute nel lontano passato o in quello a noi più prossimo e presente, ha avuto un’importanza cruciale per la loro militanza attiva e per il raggiungimento della loro più intima e piena libertà. La prefazione di Antonietta Potente che introduce alla lettura del libro si apre con una citazione di Maria Zambrano che, riflettendo sul percorso di San Giovanni della Croce, difende la mistica dallo sguardo riduttore e schernente della scienza e la restituisce all’alveo di un evento che ha il suo fondamento nella natura umana.

Partendo dal presupposto che il «mistero» della vita non si lascia afferrare in tutta la sua complessità e che anche ciò che non rientra nel campo del visibile ha una sua propria realtà, Antonietta Potente mette in guardia da coloro che tentano di sbarazzarsene o di impossessarsene con arroganza e violenza nel mondo e invita ad assumere un nuovo atteggiamento nei confronti di ciò che è imperscrutabile ma non estraneo al nostro sentire più profondo che riesce a captarne la forza e la presenza.

Da questa trama introduttiva che insegue il filo del mistero più insondabile, Wanda Tommasi si rivolge con attenzione alla spiritualità femminile attingendo alle preziose esperienze di alcune donne del Novecento, quali Simone Weil, Etty Hillesum, Cristina Campo, Adrienne von Speyr, Madeleine Delbrel, Giuliana di Norwich, Antonella Lumini, mostrando come nelle loro parole e testimonianze la sapienza mistica abbia rappresentato un tipo particolare di sapere dal sapore non solo interiore o contemplativo ma anche squisitamente pratico e politico. La messa in relazione della sapienza mistica con quella del nostro tempo le consente anche di creare un legame potente con la rivoluzione femminista quando la si intende prima di tutto come ricerca libera di sé e come risveglio di un desiderio disponibile a essere attraversato dalla più radicale alterità.

È dal contatto con il male, con la sventura, che queste donne, addentrandosi nelle tenebre dell’anima umana e subendo inesorabilmente le barbarie del loro tempo, hanno incontrato a loro modo Dio senza intermediazione alcuna e hanno sentito un irrefrenabile bisogno di pregare e di inginocchiarsi al suo cospetto nella vivida certezza della presenza di qualcosa di assolutamente reale. Da tale incontro l’apertura di spiragli insospettati che hanno avuto il potere di attivare risorse produttrici di una ferrea consapevolezza e di un’inedita libertà di vita e di pensiero.

Dalla lettura delle loro opere si scopre che ciò che fa da ostacolo è anche una possibilità di passaggio e di trasformazione, che ciò che si vive nell’abbandono dell’assenza e della perdita si rivela nella sua più assoluta presenza: questa la scommessa politica che emerge dalla lettura di queste loro straordinarie esperienze spirituali. È, ad esempio, proprio dal viaggio senza ritorno della deportazione che Etty Hillesum scoprirà quella presenza di dio in sé stessa che la porterà a celebrare l’amore della vita in tutti i suoi aspetti; è dalla lucida visione della schiavitù operaia e contadina che Simone Weil, come già aveva fatto notare Elémire Zolla, approderà alla conoscenza soprannaturale. La scoperta della fede è, come scriverà Madeleine Delbrel, la scoperta di un sentimento capace di far fronte «all’immensa e incosciente miseria del mondo d’oggi».

Nei loro scritti queste donne ci mettono di fronte all’importanza della linfa spirituale che ha il potere di rieducare l’anima, di lenire le ferite visibili e invisibili, di ridurre la tracotanza dell’io creando quegli anticorpi necessari alla costruzione di una comunità umana. Se è vero, come scriveva Simone Weil, che l’ispirazione religiosa autentica è solo quella che si offre nella tradizione mistica, è perché in essa è custodita la chiave per la messa in gioco di un altro ordine di rapporti e di un altro regime di senso.


(il manifesto, 2 agosto 2023)

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