di Donatella Franchi
Ancora con qualche reticenza riesco a dirmi vecchia. Forse perché la parola vecchiaia mi rimanda a qualcosa di concluso e compiuto, “ogni passione spesa”, mentre continuo a vivere in una perenne ricerca e divenire, ma voi mi suggerite che l’invenzione della vecchiaia è proprio questo, e questo mi piace.
Del vostro testo trovo molto significativo il titolo, appunto perché rimanda a qualcosa di dinamico e di creativo. La vecchiaia è l’ultima occasione che la vita ci offre, e la nostra generazione è chiamata a questo tipo di creazione.
Quello che trovo interessante nel testo è la sua struttura aperta e circolare, quella di una conversazione, una tessitura di pensieri, che invita a partecipare, che non è mai conclusa.
Mi pare che il tono che avete scelto sia quello della leggerezza, in un flusso di coscienza, di pensieri, dove il dramma dell’esistenza, l’angoscia di solitudine, la paura della malattia, sono tenute sullo sfondo, anche con coraggio.
C’è un desiderio di ricomposizione, di ricerca d’armonia e di equilibrio nel piacere dell’incontro e della condivisione.
Il sentimento e la pratica dell’amicizia ci salva, vi salva. E così ho pensato alla conversazione delle Preziose e alla Cartografia dei sentimenti di Madeleine de Scudéry, su cui ho lavorato, dove l’amicizia è l’unità di misura del territorio, del proprio mondo interiore. E anche in questo ho trovato risonanza.
AA. VV., L’invenzione della vecchiaia, Quaderni di Via Dogana, Libreria delle donne, Milano, 2017.
(www.libreriadelledonne.it, 11 gennaio 2018)