22 Febbraio 2024
la Repubblica

Lucia Tozzi. Milano oltre lo storytelling

di Fiorella Fumagalli


A Milano abita da oltre vent’anni nel quartiere Isola, che considera un osservatorio ideale per i suoi studi di politiche urbane. Lucia Tozzi, saggista indipendente originaria di Napoli, incontra il pubblico sabato 24 (ore 18.00) alla Libreria delle donne insieme a Maria Castiglioni, psicologa attiva nei gruppi di mutuo aiuto. Al centro della riflessione il tema “Com’è bella la città!”, basato sugli ultimi due libri di Lucia Tozzi. L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane (“Rasoi” Cronopio, Napoli) e Le nuove recinzioni (Carocci, Roma), che raccoglie tre scritti: il suo riguarda la finanziarizzazione dell’abitare sociale a Milano; gli altri, di Stefano Portelli e Luca Rossomando, vertono sul “furto” dell’edilizia calmierata a Roma e i Quartieri Spagnoli di Napoli al tempo del turismo di massa. L’analisi dell’autrice colma un vuoto di pensiero critico: che cosa c’è dietro il modello Milano, la città “che non si ferma mai”? La risposta non risparmia la nostra città alla pari di New York, Hong Hong e Lagos: «Le grandi metropoli globali si assomigliano un po’ tutte, stessi problemi e stessi vizi», perché «in competizione tra loro, cercano di attirare chi viene da fuori ma, forse, hanno smesso di pensare alle esigenze di chi le città le vive».

L’immagine splendente assunta da Milano con l’Expo 2015, ragiona l’autrice, non corrisponde a una trasformazione vera, ma è l’effetto di una campagna di marketing di successo «ottenuto spostando le risorse materiali e intellettuali destinate alla produzione di cultura, ricerca, servizi di welfare verso la costruzione di una facciata, la metropoli globale del lusso». Chiusa ai giovani e con affitti alle stelle, aria irrespirabile e periferie consumate, la città della “disuguaglianza programmata” si dovrebbe risvegliare dalla fiaba disneyana del benessere diffuso: «Come avvenne agli albori del capitalismo, quando signori e nobili recintarono terre e beni comuni per accumulare la rendita, oggi gli imprenditori locali e le élite che possiedono la maggior parte della ricchezza mondiale ambiscono ad appropriarsi di tutto».


(la Repubblica, TuttoMilano, 22 febbraio 2024)

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