di Giorgia Serughetti
Ha fatto parlare di sé per la sua ultima trovata: donare il prossimo romanzo a Future Library, un’antologia virtuale di libri che rimarranno inediti fino al 2114. Ma il pubblico italiano non dovrà attendere altrettanto per ritrovare Margaret Atwood nelle librerie. È appena uscito L’altro inizio (Ponte Alle Grazie), volume che conclude la trilogia post-apocalittica di Adamo Pazzo inaugurata nel 2003 con L’ultimo degli uomini, seguito poi da L’anno del diluvio (2009).
L’autrice sarà a Roma al Teatro Argentina il 17 settembre per il Festival delle Letterature e poi a Pordenone il 20 nell’ambito di Pordenone Legge. Con i suoi 75 anni d’età e un record di oltre 25 libri tra romanzi, racconti e poesie, Margaret Atwood, nata a Ottawa nel 1939, è un’autrice poliedrica, più volte candidata al Nobel per la letteratura, femminista e ambientalista, maestra di commistioni tra i generi e di variazioni di stile. Il suo primo libro, Double Persephone, è del 1961, mentre già dagli anni ’50 si conosce il suo impegno a favore della liberazione delle donne, in anticipo rispetto alla “seconda ondata” del femminismo.
In occasione di questo che è il suo primo (seppure tardivo) tour in Italia l’editore Ponte Alle Grazie ripubblica il capolavoro vincitore del Booker Prize 2000, L’assassino cieco: un romanzo costruito attraverso l’intersezione di diversi piani narrativi, in equilibrio tra saga familiare al femminile, thriller e racconto fantastico. Ma la novità più attesa è L’altro inizio, che conclude un brillante ciclo di fantascienza ambientato tra le macerie di una civiltà futura, dominata dallo strapotere delle aziende di biotecnologie.
Nel futuro immaginato da Atwood i poteri economici hanno esautorato la politica, la polizia è al loro servizio, i ricchi delle corporation vivono in “recinti” protetti e intorno si estendono le “plebopoli” dove si svolge ogni altro genere di attività criminale, dal traffico d’organi ai cambi di identità clandestini.
Un giovane cervellone, animato da fantasie palingenetiche (quel Crake che dà il titolo al primo volume della trilogia in inglese, Oryx and Crake), fa piazza pulita di questa degenerazione, mettendo al mondo al suo posto una specie umana transgenica (quella dei craker, naturalmente) di imbarazzante perfezione, a cui sono ignote violenza e fame, che si accoppia solo a scopi riproduttivi e vive in armonia cantando e brucando erbe selvatiche.
Non tutti gli umani del passato, però, sono scomparsi. Tra i sopravvissuti ci sono vari esponenti dei Giardinieri di Dio, ecologisti un po’ fanatici (e per questo bersaglio della caratteristica ironia dell’autrice) che si preparavano da tempo al “diluvio senz’acqua”. E ci sono i cattivissimi Painballer, criminali sopravvissuti all’ultima evoluzione dell’istituto carcerario, il Painball, un campo di battaglia in cui è consentita – anzi auspicata – l’eliminazione reciproca (ed è subito reality show di intrattenimento per i potenti).
Come spesso nei libri della Atwood sono le donne i personaggi che tessono la storia. Se il famoso Racconto dell’ancella del 1985 le vedeva vittime di un potere totalitario deciso ad annullare ogni loro libertà riducendole a contenitori riproduttivi (una distopia che ricorda fin troppo da vicino ciò che avviene realmente in molte parti del mondo, per esempio sotto le bandiere dello Stato islamico), nella trilogia le donne, pur subendo insensate violenze, diventano le pioniere della nuova era e le principali depositarie di ciò che resta della civiltà umana, in particolare la scrittura e la capacità di memoria.
Quando ha accettato di partecipare al progetto Future Library, la scrittrice canadese ha dichiarato: «Sono veramente onorata e felice di prendere parte a questa impresa. Almeno il progetto ha fiducia che tra cento anni ci saranno ancora esseri umani in circolazione!». Se così sarà, possiamo stare certi, sarà merito delle donne. Almeno, se vogliamo credere alle narrazioni visionarie di Margaret Atwood.