30 Ottobre 2015
Il Quotidiano del Sud

MIA MADRE FEMMINISTA – VOCI DA UNA RIVOLUZIONE CHE CONTINUA

Mia madre femminista. Voci da una rivoluzione che continua è il titolo del libro che, scritto a più mani e curato da Marina Santini e Luciana Tavernini della Comunità di storia vivente di Milano creata da Marirì Martinengo, racconta attraverso la voce delle protagoniste e il commento a tante foto inedite, quella straordinaria e unica rivoluzione simbolica e sociale, iniziata negli anni ’60, continuata negli anni ’70/80 del secolo scorso fino ad arrivare a oggi e che porta il nome di femminismo della libertà. Un lavoro quello delle curatrici durato sette anni, durante i quali – raccontano – «alcune ci hanno aperto le case, recuperando scatole di documenti dalle cantine e cominciando narrazioni fiume. Con altre ci sono state ripetuti scambi di mail. Molte ci hanno ringraziato perché abbiamo ripercorso tratti della loro e della nostra esperienza. A volte il racconto è partito da una fotografia, altre volte, invece, è stata cercata un’illustrazione. A noi interessava andare oltre l’immaginario riduttivo delle grandi manifestazioni» per raccontare quel femminismo che «non è possibile insegnare. Non è un oggetto di studio. Trasforma se ci si lascia toccare. Dopo il mondo non è più lo stesso». È quanto nel libro raccontano le tante donne, facendo rivivere l’atmosfera irripetibile di quegli anni, le emozioni, i sentimenti, i pensieri, gli episodi, le fatiche, le gioie, le scoperte, la creatività di una generazione di donne che ha cambiato la propria vita e il mondo intorno a sé. Perché raccontare? Per chi e a chi? Non per “censire il femminismo” – avvertono le curatrici – ma per «il desiderio di dialogo con le nuove generazioni», sollecitate dalle domande e dalla curiosità «delle allieve […] di un istituto linguistico, dopo aver visto la mostra sul movimento delle donne a Milano» e perché non se ne perda «la memoria e neppure che un’altra storia le venga soprapposta, facendone svanire il senso».

«Ma doveva proprio capitarmi una madre femminista?» è la provocazione di una figlia a sua madre, da cui il libro prende le mosse per raccontare. La madre reagisce scrivendo alla figlia una lunga lettera per aprire un dialogo con lei e spiegarle, raccontarle, la sua esperienza di femminista. È intorno a quel dialogo madre-figlia che si snodano i racconti delle altre donne, sempre a partire da sé, ripercorrendo cinquant’anni di storia italiana attraverso quattro parole, quattro capitoli: corpo, linguaggio, luoghi e lavoro. Pratica dell’autocoscienza, piccoli gruppi, collettivi, movimento delle donne, abbandono della politica della parità, abbandono di molte donne dei gruppi misti, pratica dell’inconscio e relazione tra donne, passando dalla riflessione sulla relazione con la madre; entrata in massa delle donne nelle scuole e scoperta della non neutralità del linguaggio e della cultura che lì si insegnava/insegna, e avvio negli anni ’80 della pedagogia della differenza. Centrale la ricerca di parole nuove «per raccontare le trasformazioni avvenute». «Attraverso la parola scambiata avveniva la presa di coscienza e si portava sulla scena pubblica materie private come la sessualità, la violenza, la maternità. Il personale divenne politico». Si organizzavano le 150 ore per le casalinghe, si scopriva il proprio corpo, la propria sessualità, si sperimentavano le autovisite con lo speculum di plastica e la contraccezione. Emma Bonino si autodenunciava con il Cisa per gli aborti clandestini, a Roma (1976) nasceva il primo centro antiviolenza e sulla Rai (1979) veniva trasmesso il documentario su un processo per stupro, si avviava l’esperienza degli asili autogestiti. Si sperimentava la pratica del fare e della creatività femminile, fondando librerie, case editrici, riviste, quotidiani di donne, festival di cinema, musica, teatro autogestiti. Quel femminismo non è morto, continua a vivere nelle tante donne di quella generazione che, ancora in vita, ne ha trasmesso l’“eredità” alle figlie. Il libro si chiude, infatti, con la consapevolezza della figlia – a partire dal suo desiderio del doppio sì, al lavoro e alla maternità – di essere cambiata anche lei. «Cara mamma ti sei accorta di come sono cambiata? Che ne dici? Sono forse diventata femminista?» Il libro si presta ad essere utilizzato come testo scolastico, non per insegnare il femminismo, ma per dare alle ragazze che frequentano le nostre scuole consapevolezza della propria storia e conoscenza delle origini del loro cambiamento, del loro essere “femministe”, anche se non lo sanno.

Mia madre femminista – Voci da una rivoluzione che continua, a cura di Marina Santini e Luciana Tavernini. Ed. Il Poligrafo, pagg.249, € 20,00

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