Grazia Aloi
Usciamo allo scoperto, del resto oggi è di moda.
Aiutati dal sottobosco imperante dell’ingenuo fai-da-te, concediamoci catartiche confessioni pubbliche e private per soddisfare l’urente necessità di fitostimoline terapeutiche.
Salviamoci dai macigni tormentosi del passato che forse nostro non sarebbe se le cose fossero andate diversamente.
Da due a tre e da tre a uno e, a volte, neppure quello.
Saremo mai liberi dalla fune del passato? Come Penelope, illudendo i Proci e aspettando Ulisse.
Ma per fortuna, Ulisse torna e sta con noi.
Come il gioco del cucù, ci-sono-non-ci-sono, ma se capisci che torno, ci-sono.
Oppure, se hai letto del nipotino di Freud, che giocava con il rocchetto aspettando sua madre.
E noi chi aspettiamo? Una madre e una nonna. Comunque una donna che ci voglia bene.
“Ditemi di voi, vi ascolto e vi parlo”: questo sembra dirci Silvia Vegetti Finzi nel suo libro; “vi rispondo, perché io so”. E a quel punto, poco importa se sei figlia di separati o genitore separato; ciò che importa è sapere che c’è un grembo che accoglie il tuo viso e accarezza i tuoi capelli.
Per magia, le oltre 300 pagine si trasformano in delicate dita e in teneri abbracci di morbida lana pronte a volerti bene. E tu, tu che leggi, ne hai bisogno: ti senti dentro a quelle storie, anche se i tuoi genitori non ti hanno lasciata. Hai bisogno di sapere ancora di te, chi sei stata e a nulla valgono le resistenze dell’adultità. Sei di nuovo bambina a guardare le tue paure, ma la tua manina è dentro quella forte e grande di mamma Silvia.
Silvia sorella, Silvia amica, Silvia esperta e fine osservatrice di tenerezze spezzate, di solitudini coniugate, di felicità rammendate, di tormenti assopiti.
Sapienti ricostruttori di noi stessi, impariamo a conoscerci in fotografie, forse ecografie, che nessuno dei nostri ci ha mostrato per disattenzione o per ignoranza, o semplicemente per mancanza di tempo.
Lo sapevamo già: noi esistiamo, però oggi lo sappiamo un po’ di più. Sappiamo che insieme a noi esiste la nostra rivincita sulla sorte. Dee bendate, ci offriamo reciprocamente cornucopie fiorite, l’un l’altra, sapendo che una nemesi storica lavora per noi.
Offriamoci con umiltà al lavacro delle colpe altrui e rinasceremo come robusti bucaneve, pronti ad assumere l’arcobaleno.
Non disperiamoci davanti alla strazio passato: oggi è un’altra epoca e se saremo chiamati alla resa dei conti dell’amore di coppia, non disperdiamo quello che siamo tenuti a dare come genitori.
Ascoltiamo Silvia Vegetti Finzi.
Libro assolutamente da leggere, per saperne un pezzo di più.