20 Gennaio 2008
la Repubblica

Sankaram: “Vi racconto la vecchia nuova India stracciona e miliardaria”

Regole e libertà convivono nei nostri codici morali e consentono anche alle donne di emanciparsi
I valori tradizionali privilegiano la famiglia e la comunità mentre la nuova middle class è individualista
Domani e dopo a Milano la scrittrice di Bangalore, contesa dagli agenti letterari di mezzo mondo

Gian Paolo Serino

Sari e minigonne, templi indù e grattacieli di vetro, spiritualità discussa via pod cast e matrimoni organizzati su Internet: è questa la nuova India, sospesa tra tradizione e supertecnologia, tra ricchezza ostentata e miseria assoluta, protagonista degli otto racconti riuniti ne Il tappeto rosso di Lavanya Sankaram (Marcos y Marcos). Come recita il sottotitolo sono “Storie di Bangalore”, la città più hi-tech dell´Asia tanto da essere chiamata la Silicon Valley indiana. Un luogo che per la scrittrice indiana rappresenta al meglio un paese che è al centro dell´attenzione internazionale non solo per la forte ascesa economica ma anche nel cinema, nell´arte e nella letteratura. Lavanya Sankaran ne parlerà proprio a Milano in un doppio incontro con i lettori: domani alle 17.30 alla libreria Nuovo Trittico e martedì alle 18 allo Spazio Oberdan in una conferenza sulla “middle class indiana tra consumismo e qualunquismo” nell´ambito della mostra “L´arte contemporanea indiana: fra continuità e trasformazione”.
Nata nel 1968 a Bangalore, dove oggi è tornata ad abitare dopo aver lavorato negli Stati Uniti come consulente finanziaria di una banca d´affari, la Sankaran è tra i casi editoriali dell´anno: cinque agenti letterari americani se la sono contesa quando ha inviato i suoi primi due racconti (ha vinto Lane Zachary, che annovera tra i suoi clienti la famiglia Kennedy), mentre nove tra i maggiori editori statunitensi si sono sfidati all´asta quando ha consegnato la sua raccolta (se l´è aggiudicata Random House, con un´offerta a sei cifre). Oggi Il tappeto rosso è in corso di pubblicazione in quindici paesi. Il segreto del suo successo sta nella piacevolezza della scrittura e nella finezza del racconto ma anche nell´aver saputo fotografare come l´India stia affrontando questo cambiamento epocale. Non senza difficoltà perché “se da una parte i valori tradizionali mettono al primo posto la comunità e la famiglia a discapito dell´individuo, lo stile di vita moderno va nella direzione opposta”.
“Questo”, ammette, “crea tensione nei rapporti tradizionali, anche se ad essere veramente onesti il progresso e il cambiamento economico offrono nuove occasioni di relazione per gli indiani e nuove ragioni per apprezzare il proprio paese. Rapporti, senso comunitario e nuovi interessi nascono sul posto di lavoro: anche questo è progresso sociale”. Quando le accenniamo se questo progresso abbia favorito l´emancipazione femminile, sorride dicendoci che “l´India per tradizione ha stabilito da sempre un codice morale di comportamento per gli uomini e per le donne, ma ha anche offerto la possibilità di essere estremamente emancipati e liberi. Regole e libertà convivono benissimo perché l´India ti permette di essere conservatore o emancipato a seconda dei tuoi desideri, che tu sia donna o uomo”. “Il vero problema”, riflette, anticipandoci il tema dell´incontro all´Oberdan, è che “la middle class indiana rischia di dimenticare che esiste un substrato molto povero che fa da sfondo ai suoi successi e che l´India non risplenderà mai davvero, finché non riusciremo a soddisfare anche i bisogni di queste persone”.
E mentre ci racconta di come Bangalore sia “una strana città in cui convivono straccioni e miliardari, ma dove si prendono le cose con filosofia” le facciamo notare che, a sessant´anni dall´indipendenza dall´Inghilterra, nel suo libro non si parla mai di Europa: gli Stati Uniti sembrano aver sostituito la Gran Bretagna come modello di riferimento. Con un sorriso ci mette a tappeto (non rosso): “Oggi in India si respira un´aria molto diversa rispetto all´Europa. Se un giovane indiano ha la possibilità di lavorare 70 ore alla settimana, si rimbocca le maniche e lo fa, anche se guadagna solo 200 euro al mese”. I precari, tra un Om e un call center, sono avvisati.
Domani alle 17.30 alla Libreria Nuovo Trittico, via San Vittore 3. Martedì alle 18 allo Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2

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