31 Gennaio 2014

Tempo di imparare, di Valeria Parrella

di Liliana Rampello

 

Non è facile incontrare un libro così bello, necessario.

Un libro scritto sull’orlo di un vulcano, di un cratere da cui salva uno sguardo, un gesto, una parola, una paura in meno.

La relazione fra Madre e Figlio, ritagliata nella potenza della sua sacralità quotidiana ed eterna; la madre e il figlio in una lingua di paese e arcaica, antica e eterna, tragica e biblica.

Tutto è avvolto nella cruda atmosfera della fiaba, l’Isola, il mare, la sabbia, i gradini il pianerottolo, pochi nomi e lui, Arturo, che tiene in sé ogni magia.

Quando il tema trova la sua forma senza nemmeno un interstizio per il nostro coltello che cerca dove sta una qualche mancanza, siamo davanti a scrittura pura, all’innalzarsi del sentimento nella sua terribile autenticità.

Il diritto guardato dal bisogno che lotta per non diventare questuanti.

La scuola nella sua bellezza povera di comunità vivente.

Padri madri di tutti i giorni, confusi e bravi, un pezzo di tutti noi.

L’umanità spiata ovunque viene negata.

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