6 Maggio 2023
Il Quotidiano del Sud

Tina Anselmi, una donna dalla grande passione politica

di Franca Fortunato


Tina Anselmi come tante donne della sua generazione ha fatto della passione politica la ragione della sua vita, restando sempre fedele a sé stessa, alla ragazza che a diciassette anni nel 1944 scelse di entrare nella Resistenza, pronta come altre/i “a morire” battendosi “contro il nemico, a morire detestando la morte, a morire per la pace e la libertà”. È così che racconta la sua scelta nel libro Storia di una passione politica scritto con Anna Vinci e tornato da poco in libreria con la prefazione di Dacia Maraini (Chiarelettere 2023). Dal libro è stata tratta la fiction Tina Anselmi. Una vita per la democrazia, interpretata da Sarah Felberbaum, andata in onda il 25 Aprile su Rai1. Ragazzina di campagna, nata a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927, conobbe l’antifascismo attraverso il padre, Ferruccio, socialista che “portava sempre con sé la tessera del partito firmata da Matteotti” e “schedato e controllato, quando c’erano manifestazioni, raduni, visite di gerarchi da Roma, lo prelevavano per portarlo nella farmacia dove lavorava e lo costringevano a bere l’olio di ricino”. Da lì il suo sentimento contro l’ingiustizia che l’accompagnerà per tutta la vita. Dalla madre, Norma, imparò ad essere contro la guerra. “Lei, la nonna e una mia zia dovettero andare profughe in Piemonte, per avere un lavoro, perché da noi la miseria era tanta. Erano state impiegate a cucire le ali dei piccoli aeroplani. La mamma aveva paura perché gli aeroplani portano la morte, quindi, partecipare, seppure indirettamente, a costruire quegli strumenti di guerra la faceva stare male. E il suo malessere, la sua paura io li ho vissuti, ne ho fatto un motivo per rifiutare la guerra”. Dalla nonna materna, Maria, imparò il coraggio, l’amore per la vita, la libertà di donna. È con gratitudine e riconoscenza che parla dei loro insegnamenti che l’hanno “messa in condizione di stare bene al mondo”, l’hanno aiutata “ad amare, stimare, avere fiducia nelle persone”. A quella prima scelta di adolescente ne seguirono altre e ogni volta scelse con coraggio da che parte stare, partendo sempre da sé, dal suo desiderio profondo di “esserci”, di “agire” per rendere il mondo migliore, prima di tutto per le donne. Vuole essere protagonista della ricostruzione del paese. Si laurea, entra nella Dc, nel sindacato per battersi con le operaie tessili, entra in Parlamento (1968) poi nel governo, ministra del Lavoro, prima, e della Salute, poi. A lei si deve la legge sulla parità salariale e di trattamento al lavoro, ma anche il Servizio Sanitario Nazionale. Quando la presidente della Camera Nilde Iotti le affida la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2, lei sceglie di stare dalla parte della verità. Sarà ostacolata da molti e isolata dal suo stesso partito. A distanza di anni si rammaricherà che quella inchiesta non si sia voluta portare fino in fondo in quanto “faceva paura a molti”. Lega i suoi ricordi “più belli alla risoluzione dei problemi, alle risposte che” ha “saputo dare ai bisogni della gente”, il che fa capire il senso per lei della politica e del potere. Una donna coraggiosa, battagliera, autorevole, che a ragione dopo Tangentopoli ha potuto dire: “Personalmente io mi sento con le mani pulite”. Attraverso il racconto della sua vita ci si immerge nella storia del nostro Paese dal 1944 al 1992, quando lascia il Parlamento. Un racconto che si chiude con un dolce ricordo della nonna: “La ventata di leggerezza che nell’infanzia ha tante volte spazzato via la malinconia mi accompagnerà fino alla fine, e avrà per me l’odore del cocomero e del panino con le ulivette di nonna Maria”. È morta il 1° novembre 2016.


(Il Quotidiano del Sud, 6 maggio 2023)

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