di Alex Clark, The Guardian
Emma Cline
Le ragazze
Einaudi, 344 pagine, 18 euro
Il primo romanzo di Emma Cline è ispirato a uno dei criminali più famigerati della seconda metà del novecento, Charles Manson, la cui setta, The family, nell’agosto del 1969 assassinò brutalmente l’attrice Sharon Tate, suo figlio non ancora nato, alcuni amici suoi e del marito Roman Polanski. Quella notte, Manson aveva istruito e diretto un gruppo di ragazze per portare a termine il massacro. E la notte successiva le accompagnò a commettere un’altra serie di delitti. Dire che la folle figura di Charles Manson è entrata a far parte del nostro immaginario collettivo è riduttivo. Il Manson di Cline – qui è un altro vagabondo egomaniaco e mitomane di nome Russell Hadrick – aleggia ai margini del romanzo, e il lettore lo percepisce soprattutto per mezzo delle occulte ondate di approvazione o di rabbia che indirizza alle sue seguaci. In primo piano ci sono “le ragazze”, e in particolare Suzanne, la loro lea der di fatto, che adesca e seduce la narratrice, la quattordicenne Evie. A spasso nelle periferie californiane, in attesa di entrare nel collegio dove i genitori divorziati l’hanno mandata per risolvere i suoi indeiniti problemi, Evie non aspetta altro che essere dirottata verso una vita di ribellione. Nel ranch di Hadrick accelera la sua emersione dalla crisalide dell’adolescenza; può anche vendicarsi di sua madre, impegnata in varie attività di autoaiuto tipiche degli anni sessanta e al tempo stesso in cerca di un nuovo compagno, e di suo padre, comodamente sistemato in un appartamento di lusso con una donna molto più giovane. La forza del romanzo sta nella capacità di Cline di evocare l’atmosfera di quella dolorosa età di transizione, segnata dalla ricerca disperata di colmare un enorme vuoto emotivo. Una delle trasgressioni preferite della Family di Manson, qui ripresa, era entrare nelle case quando i proprietari erano fuori, non tanto per rubare quanto per provocare uno shock psichico tramite piccoli cambiamenti nello spazio domestico. Emma Cline riesce a catturare lo spaesamento e a seguire le piccole e grandi faglie che percorrono il nostro precario senso di stabilità. Le ragazze è un romanzo tutt’altro che perfetto, ma Evie è una potente interprete delle spinte emotive più ambigue e delle direzioni catastroiche verso cui possono spingerci.
(Internazionale, 30 settembre 2016)