Cura e traduzione di Maura Del Serra, Newton Compton 2012
Questo libro, un classico della letteratura, comprende tutta la narrativa di Katherine Mansfield (1888 – 1923): senza dubbio riconosciuta come una delle voci narranti più singolari e innovatrici del Novecento, la scrittrice può essere considerata maestra del racconto. Discostandosi dalla storia breve a lieto fine di tradizione ottocentesca, l’autrice riduce al minimo l’intreccio preferendo “intensificare le cosiddette piccole cose – perché tutto sia significativo”.
Attenta osservatrice della realtà, la Mansfield ferma nelle sue pagine inconfondibili ritratti psicologico-ambientali, struggenti figure femminili, piccole esistenze ignorate dalla storia, giunti a noi attraverso l’introspezione dei moti più intimi e delicati.
La scrittrice porta ad una perfezione rara e complessa il genere elettivo del racconto; proietta e trasforma l’eredità del naturalismo francese, raccolta da Henry James e dall’ammirato e amato Checov, in dirittura novecentesca, legata al clima modernista della letteratura londinese ed europea degli anni Dieci e Venti (da Proust alla Woolf, a Joyce e a D.H. Lawrence).
Katherine Manfield nasce nel 1888 in una famiglia della borghesia coloniale a Wellington nella Nuova Zelanda. Enfant prodige della musica e della letteratura pubblica le sue prime storie nel giornale di classe del Wellington Girls High School tra il 1898 e il 1899. Si trasferisce con la famiglia a Londra dove frequenta il Queen’s College. Terminati gli studi nel 1906 rientra in Nuova Zelanda: stanca della vita provinciale torna aLondra due anni più tardi con poco denaro, ma l’ansia di scrivere, amare, vivere, viaggiare. Raramente viene pubblicata e solo nel 1920 trova il favore della critica. Sposa l’infedele e assente scrittore John Middleton Murry che curerà e darà alla stampa altri racconti, lettere e articoli della scrittrice dopo la sua morte per tisi in Francia nel 1923 a Fontainebleau dove si era recata per curarsi.