3 Dicembre 2005
la Repubblica

“Una crociera nel Meditteraneo” di Edith Wharton

Natalia Aspesi

Una crociera nel mediterraneo di Edith Wharton Traduzione di Marina Premoli Archinto Pagg. 203 Euro 14,50 «Darei qualunque cosa per fare una crociera nel Mediterraneo», confidò Edith Wharton all’ amico James van Allen, un attraente vedovo di una ricchissima Astor, un gentiluomo di 42 anni che sapeva come illanguidire le signore. Infatti: «Non c’ è bisogno di tanto, io affitto uno yacht e tu vieni con me». Detto fatto: naturalmente Edith portava con sé il marito Edward e per ragioni di bon ton la coppia volle a tutti i costi pagare la metà delle spese, che corrispondeva alla rendita di un intero anno per entrambi (che ovviamente non lavoravano). Era per la futura e impaziente scrittrice una magnifica distrazione dalla vita mondana di Newport e soprattutto da quella matrimoniale, disastrosa pare sul piano dell’ intimità: si era sposata a 23 anni senza sapere in che cosa consistessero i cosiddetti doveri coniugali, e, dice uno dei suoi biografi, Eleanor Dwight, quando lo aveva scoperto, non le erano piaciuti per niente. Era il 1888, Edith aveva 26 anni e finalmente lei il marito e van Allen si imbarcarono ad Algeri sullo yacht Vanadis: la crociera finì ad Ancona, con tappe a Malta, Siracusa, Messina, Taormina, Palermo e Girgenti, e poi le Cicladi, Rodi, le coste dell’ Asia Minore, Monte Athos, Atene, le isole Ionie, la costa dalmata, Spalato, Ragusa, Cattaro. Dal 18 febbraio al 7 maggio tenne un diario minuzioso, ma non al punto di nominare i suoi compagni di viaggio: come se non contassero, quei due uomini che la scortavano, presa dal suo entusiasmo, dalla sua energia, dalla sua ironia, ma anche dal retroterra di una cultura personale che non poteva condividere con loro, tutto quello che lei sapeva e loro no, di arte, storia, architettura, ma anche piante, fiori, usanze. Quel prezioso diario fu uno di quegli scritti che restano nel cassetto (le sue prime poesie furono pubblicate l’ anno dopo), e se ne persero le tracce fino a quando Claudine Lesage, una studiosa che stava facendo ricerche su Conrad a Hyères, in Francia, dove la scrittrice americana aveva abitato attorno al 1919 dedicandosi alla sua passione per il giardinaggio elaborato, si vide consegnare dalla bibliotecaria del paese un manoscritto battuto a macchina in inglese: era appunto The cruise of the Vanadis che si credeva perduto. Con una bella copertina di Gianfranco Pardi, Una crociera nel Mediterraneo viene adesso pubblicato anche in Italia e si immagina la felicità dei tanti whartoniani di casa nostra, che magari solo al cinema, hanno lacrimato sugli amori eleganti e infelici negli indimenticabili L’ età dell’ innocenza di Martin Scorsese e La casa della gioia di Terence Davis. Si sente in questo diario di bordo non solo il piacere del viaggio, della scoperta, il desiderio di annotare un’ esperienza per riviverla per sempre, ma anche la ricerca della scrittura, come un esercizio per prepararsi davvero a una professione che le avrebbe dato la fama e consentito una vita di incontri affascinanti, a cominciare dall’ amicizia con Henry James e Bernard Berenson. A rivedere la vita di questa signora che riuscì a divorziare dal fastidioso marito solo nel 1913 (l’ opulenta e ipocrita società americana disprezzava le divorziate), avendo sue brevi storie d’ amore, fa impressione il suo continuo spostarsi, dagli Stati Uniti all’ Europa, da Parigi a New York, dalla Toscana al Massachusetts, dall’ Inghilterra al Marocco. Può darsi che il diario della sua crociera sul Vanadis non abbia interessato gli editori che ancora non avevano scoperto il talento letterario di questa signora ricca e mondana, può darsi che la stessa Warthon, ancora insicura, non fosse del tutto convinta del suo lavoro. Infatti non era ancora uscito un suo romanzo quando sette anni dopo, a 32 anni, riuscì a pubblicare il resoconto di un viaggio italiano, A tuscan Shrine; dieci anni dopo, nel pieno del successo di La casa della gioia, uscì un’ altra raccolta di appunti di viaggio, Italian backgronds.

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