11 Maggio 2021
Invisible Arabs

Una mera questione immobiliare (dice qualcuno)

di Paola Caridi


Se invece volete saperne di più delle cosiddette “mere questioni immobiliari” a Gerusalemme, vi consiglio un libro per ragazzi, Gerusalemme. La storia dell’Altro. Sì, un libro per ragazzi. Perché quello che succede a Gerusalemme, in questi giorni, mostra ancora una volta la necessità di conoscere nei dettagli la grammatica di una città. Compresa la grammatica delle mappe catastali. È un libro che non a caso ruota tutto attorno a una casa. Un immobile a Musrara, un quartiere nato negli stessi anni in cui nasceva, proprio accanto, il quartiere di Sheikh Jarrah. Si era a cavallo tra il XIX e il XX secolo, c’era ancora l’Impero ottomano. Di lì a poco ci sarebbe stata una guerra mondiale e il cambio al potere, con il Mandato internazionale e i britannici a governare sulla Palestina storica.

La piccola storia di Musrara ruota tutta attorno a una casa. Costruita dai palestinesi, che fuggono nel 1948 e che a casa loro non possono tornare perché gli israeliani ora occupano quelle case che si trovano a occidente della linea dell’armistizio. La Linea Verde. E poi perché Israele ha varato una legge, la legge dei proprietari assenti del 1950: non possiedi più quella casa se in quella casa non ti trovavi nel periodo della prima guerra arabo-israeliana. Così, da quella casa sei stato costretto a fuggire, in quella casa non puoi rientrare perché te li impediscono, e di quella casa non puoi rientrare in possesso anche se hai tutti i documenti. Questa è Gerusalemme.

Come dice Gad Lerner, «lo sfratto di quattro case abitate da palestinesi nel quartiere Sheikh Jarrah a Gerusalemme, giustificato come restituzione perché 73 anni fa avevano proprietari ebrei, è un caso di pulizia etnica. In base a questo principio, quante case andrebbero restituite ai palestinesi?»

La bella villa di Musrara era della famiglia palestinese dei Dajani. È stata trasformata in un palazzetto di quattro piani, suddivisa tra diversi proprietari israeliani. Ci ho vissuto per dieci anni, da affittuaria. Ne ho scoperto pian pianino la storia, aiutata da chi – alla fine degli anni Trenta del Novecento – era stato il mio “virtuale” vicino di casa. Quando la casa dei Dajani era la casa dei Dajani, che vivevano all’ombra dei cipressi e dei gelsi che sono rimasti gli unici testimoni, guarda caso non-umani, di quello che succede ogni giorno nella piccola strada che sale verso il municipio di Gerusalemme.

Dunque, di chi è la casa? Di chi l’ha costruita con fatica? Oppure di chi ci vive, ci è nato, la abita da oltre settant’anni? I coloni israeliani hanno aperto a Sheikh Jarrah il vaso di Pandora immobiliare. Sanno che la legge (israeliana), costruita come un bel vestito dalla Knesset, li difende e li protegge. Ma sanno che dentro quel vaso di Pandora c’è l’essenza stessa della questione israelo-palestinese?

Di chi è la casa?


(www.invisiblearabs.com, 11 maggio 2021)

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