Angela Passarello è nata ad Agrigento. Vive e lavora a Milano.Si occupa di narrativa, poesia, scultura e pittura. Ha pubblicato le raccolte di racconti "Asina Pazza" (ed. Greco @ Greco), di poesie "La Carne dell’Angelo" (ed. Joker) e le prose poetiche "Ananta delle Voci Bianche" (ed. I Quaderni di correnti). E’ presente nelle antologie "Poeti per Milano" (ed. Viennepierre) e "Quadernario blu" (ed. Lieto Colle). E’ cofondatrice della rivista Monte Analogo. La passione per la scultura l’ha portata ad approfondire le tecniche di elaborazione e lavorazione della creta. Ha realizzato sculture in ceramica, argille particolari e bronzo dedicandosi allo studio del rapporto plastico tra volumi e movimento e della sua relazione con il sacro e con il mito. (la serie "Corpi dinamici", la serie "Maschere" , "Teste" , la serie "Forme viatiche" ). Alla pittura si è avvicinata, ricollegandosi ad un percorso creativo giovanile che l'aveva portata ad esplorare il mondo dei colori attraverso l'acquarello e gli acrilici. Ha partecipato a performance visive, eventi multimediali e mostre d’arte.

Angela Passarello

A puntu strittu a puntu largu

edizioni del verri 2025

pp. 115 - € 12,00

In questa nuova raccolta di poesie di Angela Passarello, scaturita durante l’isolamento obbligato, dovuto alla pandemia, il ricorso al dialetto non ha avuto bisogno di forzature poiché tutta la raccolta è stata ispirata e scritta nella lingua materna, la parlata agrigentina, e poi tradotta in italiano. L’ironia e la giocosità dettata dalla lingua dell’infanzia permettono varianti in giochi d’invenzione ripescati nel vissuto e echeggianti di quell’oralità. Al ritmo indimenticabile della vecchia Singer a pedale, con la quale la madre ribatteva la stoffa “a puntu strittu a puntu largu”, riaffiorano cantilene, filastrocche del nonsense ascoltate nell’infanzia. Dal rimosso di quel tempo emergono descrizioni di animali come agnus bedda/l’agnella bella, accidi/gli uccelli, babbalucia/la lumaca, furmicula/la formica, a musca/la mosca, oppure si affacciano figure inquietanti come u chicchiru/il balbuziente, o altre temute come a majara/la maga o u sceccu Pirellu/l’uomo nero. Ma queste brevi narrazioni che si susseguono ritmate da continui flashback non hanno mai il sapore di un viaggio nella memoria perché l’idioma materno ha il potere di reificare nel presente ogni dettaglio, ogni elemento cancellando senza esitazione eventuali cedimenti nostalgici.

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