Un romanzo picaresco che unisce la tradizione delle fiabe popolari a una grande avventura in un mondo tornato ai bambini, dove solo un gruppo di ragazze ribelli ha ancora il coraggio di sognare.
«Una narrazione distopica situata in un futuro di oscurantismo e sopraffazione» – Ermanno Paccagnini, la Lettura
In un medioevo prossimo-venturo, solo i minori di quindici anni sono sopravvissuti alla devastazione di una guerra, chiamata comunemente “Incidente”. Azzerate tutte le forme di tecnologia, scienza, cultura, e soprattutto labilissima la memoria del mondo-di-prima, bambini e adolescenti crescono, diventano adulti, cominciano a invecchiare, fondano piccole comunità. Quelle più stabili danno vita a colonie di piantatori, altri preferiscono riunirsi in tribù ambulanti di raccoglitori che vivono “mungendo” le rovine. Lo sguardo incantato dei bambini, capaci di affrontare con spirito avventuroso perfino le catastrofi, incontra quello degli adulti, che conoscono la strada del narrare, l’arte della memoria e dell’immaginazione. Ma nella lentissima ricostruzione rinascono anche violenza e superstizioni, e a farne le spese sono le nuove generazioni di ragazze e bambine. Quarant’anni dopo l’incidente, un gruppo di bambine, che la gente chiama “lo Sciame”, abbandona le angherie della sua comunità per raggiungere la terra-senza paura che sta al di là del mare.