Camilla Cederna, giornalista e scrittrice italiana. Si laurea in letteratura latina con una tesi intitolata "Prediche contro il lusso delle donne dai filosofi greci ai Padri della chiesa". Il suo esordio nel giornalismo data al 1939 su "L'ambrosiano", quotidiano milanese vicino al Partito nazionale fascista. Dal 1945 al '55 è redattrice nel settimanale "L'Europeo". Dal '58 all''81 è inviata per "L'espresso", dove è pure titolare di una famosa rubrica di fatti di costume: "Il lato debole". Negli anni novanta collabora con la rivista "Panorama". Pungente commentatrice dell’evoluzione del costume borghese italiano (Signori e signore, 1966; Il lato debole, 1977; Il mondo di Camilla, 1980; Il lato debole e il lato forte, 1992), ha indagato con passione politica sui «misteri» della prima Repubblica (Pinelli: una finestra sulla strage, 1971; Sparare a vista, 1975; Giovanni Leone, 1978).

Camilla Cederna| a cura di Irene Soave

CAMILLA CEDERNA – Camilla, la Cederna e le altre

Bompiani 2021

pp. 368 - € 19

La delusa, la snob, l’eterna bambina, l’ex bellissima. Ma anche Maria Callas, Anna Magnani, Ava Gardner. La fioraia della Scala e la regina Elisabetta; le pareti nere dell’inventata (ma quasi vera) contessa di Belminy e la vestaglietta rosa di Licia Pinelli la notte in cui rimase vedova. Le donne di Camilla Cederna sono tante che bastano da sole a raccontare un’epoca. E in questa raccolta di articoli pubblicati tra il 1939 e il 1991 emerge anche il ritratto di una cronista al lavoro, che svela trucchi del mestiere ancora attuali: quasi un manuale di scrittura di costume. Sono gli anni in cui nelle redazioni ci sono solo bagni maschili; e in cui i colleghi scrivono di lei che è una “merlettaia”, una “zitella”, e che difende gli anarchici perché “perlomeno odorano d’uomo”. Ma sono anche gli anni in cui solo le giornaliste – come la Cederna così la Fallaci, la Mulassano, la Aspesi, tutte con l’articolo davanti al cognome come una tassa o la cifra di una carboneria – si accorgono della rivoluzione più radicale tra quelle in atto: quella, appunto, delle donne. E nel racconto degli amori, delle frustrazioni, dei vezzi e delle nevrosi delle signore che diventano “moderne” si vedono i germogli dei nostri vezzi, delle nostre frustrazioni, delle nostre nevrosi. E naturalmente dei nostri amori.

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