‘So bene che non tocca alle fanciulle difendere la verità; ma poiché i vescovi hanno un coraggio da fanciulle, le fanciulle devono avere un coraggio da vescovi: se non tocca a noi difendere la verità, tocca a noi morire per la verità.’
Dalla penombra di un convento di clausura, Jacqueline Pascal ha l’ardire di affrontare un problema che punta al cuore della fede: il rapporto tra la Chiesa gerarchica e la Chiesa di Dio. Dall’interno di una religione che alle donne impone silenzio, obbedienza, piaghe e cilici per essere gradite a Dio, esce un richiamo alla libertà di coscienza.
Dal fondo in cui era collocata, l’abbazia di Port-Royal raggiunse tutti i livelli della società del tempo, la fede austera attirò nella sua orbita Blaise Pascal, Racine, Mme de Sévigné, Mme de Lafayette…
Trattate dalla gerarchia come ‘eretiche e streghe’, le monache votate al Dio nascosto e silenzioso rinunciavano ai vantaggi dell’obbedienza per affidarsi al primato del Vangelo. Quella scelta ebbe conseguenze drammatiche ma lasciò tracce indelebili nelle coscienze.
Nel 2013 cade il terzo centenario della bolla Unigenitus, ultimo atto delle imposizioni con le quali la Chiesa cercava di zittire definitivamente una comunità che aveva imparato a non confondere la fede in Dio con l’obbedienza al clero.
Silvana Bartoli si occupa di storia delle donne, con attenzione specifica alle forme e ai modi della monacazione femminile nel Seicento. Sull’argomento ha scritto: La ‘Maddalena’ di Novara. Un convento e una città, Sellerio 1995 (Premio Il Paese delle donne); Angélique Arnauld. Relazione su Port-Royal (con un saggio e a cura di), Sellerio 2003 (Premio Grazia Deledda); Le vite di Jacqueline Pascal, Olschki 2009.