È il primo romanzo della letteratura italiana su un amore tra donne, ambientato in Sicilia durante la guerra, tra l’autunno 1944 e la primavera 1945. Il libro attinge da un’esperienza autobiografica. La passione delle giovani Dina e Delia si contrappone all’ordine patriarcale, rappresentato come arcaico e violento. Le macerie della guerra, il ritratto impietoso dei liberatori americani, il paesaggio siciliano, l’umanità dei miseri fanno da sfondo alla storia. Nonostante tutte le fratture dell’Italia alla soglia della Liberazione, tra le due ragazze avviene l’amore.
Il paese di calce non racconta soltanto un amore negato, è una storia di guerra e morte, di libertà e tirannia, di violenza che stronca. A essere aggredito non è solo l’amore tra Dina e Delia, ma la loro libertà personale, la loro inalienabile individualità – in un modo che si intuisce ancora più pesante per Delia, che rimane nel paese di calce, ostaggio dei familiari, che non per Dina, la straniera che se ne tornerà da dove è venuta.
A stroncare l’amore e la libertà sono la famiglia patriarcale – in cui, dopo la morte del patriarca, è la donna a sostituirsi a lui e imporne la legge – la mafia, la polizia, ovvero i grandi poteri palesi e occulti di sempre.
Il paese di calce è un romanzo di formazione che Bibi Tomasi ha scritto e riscritto dal 1946 al 1998 in varie stesure. La sua è stata una lotta di resistenza nella scrittura, pagina dopo pagina per tutta la vita.
Il romanzo è l’alba di una femminista radicale, attivista della scrittura.