Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti (1895-1985), esordisce pubblicando una serie di scritti d'arte tra il 1919 e il 1921, a cui affianca lavori letterari imperniati sui ricordi giovanili. Un profondo cambiamento avviene grazie all'incontro con il critico e storico dell'arte Roberto Longhi, che sposa nel 1924 e con il quale fonda, nel 1950, la celebre rivista «Paragone», di cui seguirà la sezione letteraria fino alla morte. Passata da una prosa di memoria al puro genere narrativo - dove la scrittura, raffinatissima, è "al servizio" dell'introspezione psicologica e privilegia l'analisi sociale della condizione femminile - la Banti ha svolto sin dal dopoguerra un importante ruolo culturale, per il quale ha vinto diversi premi, continuando a occuparsi di arte e di cinema, pubblicando articoli di costume e traducendo classici francesi e inglesi.
II Meridiano propone un’ampia scelta di narrativa breve e lunga, a partire da “Itinerario di Paolina” del 1937, “ricordi di una donna che rievocava, in terza persona, la sua infanzia e la sua adolescenza”. Tra i romanzi, il più famoso è “Artemisia” (1947), che ripercorre la vita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, “una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale”. Anche gli altri romanzi presentati sono ciascuno una perla: “Il bastardo” (1953), una “storia di famiglia”, espressione di una società “intimamente logorata”; “Noi credevamo” (1967), ispirato alle vicende del nonno rivoluzionario calabrese; “La camicia bruciata” (1973), in cui la Banti colloquia con Marguerite d’Orléans; “Un grido lacerante” (1981), pagine scritte a dieci anni dalla scomparsa di Longhi, compagno di una vita. Inframmezzati ai romanzi, in ordine cronologico, sono collocati i racconti, tratti da raccolte che spesso già nel titolo dicono l’appartenenza alla “rivoluzione” femminile e il profondo interesse dell’autrice per le “epoche di profonda crisi”.