IL PENSIERO POLITICO DI MARIA ZAMBRANO

TESI DI LAUREA (ABSTRACT)
DI
FRANCESCA SCAPPATI

TITOLO: IL PENSIERO POLITICO DI MARIA ZAMBRANO

RELATRICE: Prof.ssa Marisa Forcina

UNIVERSITA’ DEL SALENTO-FACOLTA’ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE, CORSO DI LAUREA IN COMINICAZIONE LINGUISTICA INTERCULTURALE – A.A. 2008-2009


Il pensiero della filosofa spagnola María Zambrano (1904-1991), solitamente esaminato da una prospettiva filosofica, viene analizzato in questo lavoro per il suo contenuto politico a mio avviso molto interessante e di grande attualità.
Quello che si intende esporre in questa tesi è la risposta umana di María Zambrano alla crisi/tragedia storica e politica dell’occidente, dalle sue origini sino alle vicende della prima metà del secolo scorso in cui la filosofa visse.
Questo studio vuole dimostrare che, di fronte ai fascismi in Europa e allo stalinismo in Russia, ai conflitti mondiali e alla battaglia tra democrazia liberale e democrazia sociale, la politica zambraniana si presenta come una “sintesi democratica” tra liberalismo e socialismo, il cui principale obiettivo è la realizzazione della persona umana e i cui principi possiedono oggi grande efficacia.
In La agonía de Europa (1945) e in Persona y democracia (1958), attraverso un’analisi sociale e politica, che arriva alle “viscere” della storia, la filosofa individua le cause della crisi europea nell’assolutismo politico e culturale, che ha condannato l’uomo ad una continua e tragica lotta con se stesso e con gli altri al fine di raggiungere, senza mai riuscire a farlo, una perfezione incondizionata. Per quanto riguarda la politica, l’assolutismo si è manifestato con un idealismo estremo tradottosi a sua volta in individualismo, per i liberali, e in statalismo, per i socialisti. Nella cultura, invece, l’assolutismo ha dato vita alla fede per una ragione unica e universale che ha preteso di rinchiudere l’uomo in una logica rigida e sterile, intralciando il suo spazio vitale.
A questa ragione astratta la filosofa risponde con una ragione poetica e vitale che non si riferisce solo ad un ambito metafisico e speculativo, ma si estende anche all’azione politica concreta e viene espressa, dunque, in scritti dal contenuto sia filosofico che storico-politico, alcuni dei quali raccolti in queste opere: Hacia un saber sobre el alma (1950) e Los intelectuales en el drama de España (1937).
Applicare la ragione poetica alla politica significa per la Zambrano attuare un cambiamento di pensiero in cui la funzione e il senso primo dell’agire politico siano la realizzazione dell’uomo in relazione alla sua vita e alla sua esperienza. Con questo proposito, già dal suo primo scritto Horizonte del liberalismo (1930), la filosofa traccia le linee di un nuovo liberalismo che prende le distanze dalla vecchia idea di una libertà assoluta o puramente materiale, da un idealismo utopico e dal cieco individualismo che conduce l’uomo a contrastare qualsiasi diversità, e si costruisce a partire dalla persona umana come essere progettuale e in costante divenire, la cui libertà non può prescindere dalla sua natura sociale, dalla convivenza con gli altri.
Dunque la politica deve accostarsi alla vita umana e accoglierne il tempo, i limiti e la finitudine, da un lato, rinunciando all’assoluto, dall’altro, aprendo i suoi orizzonti alla pluralità e varietà dell’esistenza per permettere che ogni persona acquisisca la sua pienezza tramite il vivere sociale.
Su questa costante della politica, che è la persona umana in relazione con la sua vita, devono delinearsi gli altri concetti di libertà individuale, uguaglianza, partecipazione, collettività che in María Zambrano trovano il loro punto di convergenza nella democrazia.
La democrazia è la società in cui è possibile conciliare le differenti posizioni ideologiche il cui contrasto aveva generato la tragedia storica. Grazie alla sua “struttura armonica”, la società democratica è in grado di creare un’unità pacifica anche tra le differenze e nella molteplicità.
Infatti, contro la ragione statica e totalizzante che aveva dato vita a organizzazioni politiche immobili e assolute, María Zambrano propone, in Persona y democracia, una politica “sinfonica” che sa adeguarsi al relativismo e alla pluralità del reale e garantire ad ognuno una libertà che non lede quella altrui e uno spazio individuale anche nella convivenza.
Unità nella molteplicità, individualità nella collettività, complementarietà nella diversità, tutte possono coesistere nell’ordine fluido e a misura dell’uomo che è la democrazia poiché nessuna di esse viene richiesta in modo assoluto.
La libertà, soprattutto, che la filosofa difende, si allontana dall’idea di proprietà e di materialità e diventa orizzonte di libertà, futuro. Libertà è un aprirsi di sentieri, è possibilità; attitudine mentale di pensiero, conoscenza e adeguamento al proprio essere; spazio e tempo in cui la persona può riconoscersi e a partire dal quale dare una direzione alla sua vita; luogo che la politica deve favorire e rendere indipendente.
Su questi presupposti si basa la critica zambraniana alle possibili forme di falsificazione della democrazia come le demagogie, ma senza andare troppo lontano, anche le democrazie come sistemi della maggioranza in cui il volere del popolo si gioca tutto nella trattativa partitica e nella competizione elettorale che non lascia spazio alle più importanti relazioni tra le persone; dove insomma la legittimazione di una linea politica al governo avviene secondo il criterio del consenso ottenuto presso la cittadinanza piuttosto che secondo i risvolti reali sulla vita di ogni persona.
Un’altra importante tematica affrontata è la concezione della donna, trattata dall’autrice in alcuni saggi sulla rivista El Liberal (1928) e riproposta sul piano letterario nella riscrittura del finale della tragedia di Sofocle ne La tumba de Antígona (1967). Essa si distacca dalle rivendicazioni di parità del femminismo e si concentra, da un lato, sul ruolo storico della donna, anche se all’ombra della storia ufficiale, patriarcale, dall’altro, sulla differenza sessuale, intesa come il peculiare sentire femminile e materno sulle cui basi costruire una società alternativa a quella dell’uomo.
Inoltre il pensiero di María Zambrano si staglia sugli altri per la sua vocazione vitale e le sue verità “incarnate”: in tutti i suoi scritti e in particolare nell’autobiografia Delirio y destino (1989), risulta evidente che le sue idee derivano da una conoscenza vissuta e da un’esperienza diretta dei fatti che analizza e si caricano di una passione e un fervore realmente provati.
Per finire dunque, nel suo voler umanizzare la storia e la politica a partire dalla propria esperienza e nella sua esaltazione di un valore tanto semplice quanto universale come quello della persona umana, la filosofia zambraniana si dimostra, non solo di grande rilevanza per la comprensione della storia passata, ma anche come un’efficace chiave di lettura dell’attualità.