25 Novembre 2014
http://ilgarantista.it/

#25N: “Care ragazze, non fidatevi delle professioniste del vittimismo”

di Angela Azzaro – Anna Paola Concia – Eretica

Il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne è diventata, soprattutto in Italia, la giornata del vittimismo e della sfiga delle donne. Non una giornata di denuncia per ribadire la forza delle donne e sollecitare cambiamenti culturali e politici. Per questa ragione Angela Azzaro, Anna Paola Concia ed Eretica hanno scritto a sei mani questo testo rivolto alle giovani donne: Care ragazze, non fidatevi delle professioniste del vittimismo.

Care ragazze, non ascoltate le professioniste del vittimismo.

Care giovani donne, care amiche oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ne sentirete di tutti i colori, colori viranti perlopiù al grigio e al nero. Sarà una giornata in cui si offre uno spettacolo osceno a voyeur e feticisti del dolore. Noi speriamo che passi presto. Speriamo di sopravvivere alla condivisione superficiale, via social network e via tv, di immagini di donne picchiate, brutalizzate. È la rabbia il nostro sentimento prevalente, perché a postare quelle immagini terribili sono spesso donne forti e libere. Donne che inibiscono la crescita altrui insistendo sulla linea del terrorismo psicologico: invece che raccontarci come hanno fatto a liberarsi, a trovare spazio per la propria realizzazione, preferiscono puntare sul pianto e la commiserazione. Si tratta di una falsificazione della realtà a uso e consumo di un sistema mediatico che vuole descrivere la donna come vittima, come indifesa, come incapace di intendere e di volere. In questo modo non si vince la violenza, semmai la si amplifica, la si rende ancora più forte.

Ci chiediamo quindi a cosa serva tutto questo. Come si fa a tollerare un’esibizione perenne di donne maltrattate? Che genere di insegnamento si vuole dare alle ragazze? Dovranno guardarsi le spalle ogni momento?

Vorremmo spiegare che neppure alle vittime vere piacciono certe immagini diffuse come se fossero santini buoni per cumulare mille like. Sarà questo un buon metodo per raccattare consenso, perché il livido, il sensazionalismo, stimola corde emotive non indifferenti. Rappresentare le donne ammaccate, fragili, impotenti, passive, rassegnate, non regala forza a nessuna. È proponendo modelli positivi che regali forza alle ragazze. E’ sperando che i giornali possano raccontare mille Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana ad andare nello spazio, che si cambia qualcosa. Dando cioè spazio alla forza delle donne, ai loro successi, alla possibilità di realizzare ciò che si desidera.

Pensateci un attimo, alle tante speranze uccise, alle ambizioni messe da parte perché il senso comune inibisce ogni salto in avanti, toglie fiducia in se stesse e nelle proprie percezioni, grazie a queste signore che insistono nel dire che solo loro sanno quel che è bene per le altre. Pensiamo al fatto che le ragazze vengono chiamate a partecipare alle iniziative per il 25 novembre, a cura di donne adulte che mostrano una febbrile eccitazione e una nuova occasione per tornare protagoniste, come se si potesse mimare il passato, come se assumendo una posa maternalista si regalasse un’occasione alle più giovani.

Non è una questione d’età anagrafica ma mentale, perché siamo certe che ci siano donne adulte molto più evolute di alcune venticinquenni, ma la sensazione precisa che ricaviamo da quello che si muove attorno al 25 novembre è che diventa palcoscenico per voci che altrimenti non troverebbero più molto spazio. Inducendo un bisogno si ottiene consenso e ascolto ed è così che si portano le ragazze in piazza a fare balletti o a mimare lotte che somigliano solo vagamente a quelle di chi rivendica diritti e ottiene manganelli.

Quello che si mette in atto in quelle piazze è comunque qualcosa di perverso. Sono spettacoli che rassicurano il patriarcato, perché si mostra una incapacità di raccontarsi diverse. Diventa una recita conformista che non rompe alcuno schema. È la recita di donne che si muovono all’interno di una dicotomia rigida. Santa o puttana. Vittima o strega. Le fragili fanciulle consegnate ai salvatori, ai nuovi patriarchi, quelli buoni, per nulla diversi da quelli cattivi, e le streghe che non si dichiarano vittime e restano a testa alta a rivendicare le proprie scelte autodeterminate vengono consegnate agli inquisitori. Le donne che celebrano il 25 novembre spesso non si sganciano da una narrazione che è patriarcale.

[…]

Print Friendly, PDF & Email