14 Gennaio 2021

A proposito della giunta maschile della regione Sicilia

di Daniela Dioguardi


Ci sembra improbabile, quasi incredibile, che navigati politici con alle spalle lunghi anni di esperienza non conoscano raccomandazioni e leggi che in Italia impongono in modo più o meno prescrittivo, una percentuale di presenza di entrambi i sessi nelle istituzioni e nei governi. Ancora meno crediamo che Musumeci, presidente della Regione Sicilia, non prevedesse, dopo decenni di lotte delle donne in questa direzione, che avrebbe immediatamente sollevato un vespaio di giuste critiche varando una giunta monosessuata al maschile, vista la situazione disastrosa della nostra regione, risultato di una tradizione quasi ininterrotta di governi di soli uomini. Infatti, se analizziamo le giunte delle due più grandi città siciliane, Palermo e Catania, pur con amministrazioni politicamente di segno diverso, ci rendiamo conto che almeno una, due donne si trovano per salvare la faccia, tacitare critiche e non farsi accusare di maschilismo. Allora perché escludere che invece siano state proprio le donne cui è stato chiesto, che abbiano risposto no? Tra l’altro la pandemia ha reso evidente ciò su cui da tempo le femministe insistono inascoltate: la necessità di una politica che metta al centro la cura e la relazione tra gli esseri umani. Siamo davvero sicure che non sarebbe un bene che le donne in alcuni casi gridassero dei no forti e motivati, rifiutandosi di entrare in netta minoranza in giunte di governi che non convincono e non garantiscono rispetto alla possibilità di incidere con scelte chiare in direzione del bene comune?


Biblioteca delle donne e centro di consulenza legale UdiPalermo


(www.libreriadelledonne.it, 14 gennaio 2021)

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