12 Gennaio 2021

A tutte le donne che partecipano al confronto aperto da Luisa Muraro

di Casa delle donne di Pesaro


Siamo un gruppo di donne della casa delle donne di Pesaro che da anni ragiona di politica, di pratiche politiche, di come stare nei luoghi, di come segnarli con il pensiero delle donne. Luisa Muraro ci ha insegnato molto sulla libertà femminile e sull’autorità. Infatti ha da sempre invitato tutte le donne a “mettersi in gioco nella ricerca libera della differenza sessuale”.

La lettera che Luisa Muraro ha fatto arrivare alle due ministre Bonetti e Bellanova per noi è stata liberatoria: avremmo voluto essere noi a dire le sue parole che invece abbiamo trattenuto nella nostra mente. Abbiamo sentito il suo appello rivolto, oltre che alle ministre, a tutte le donne, noi comprese. Abbiamo salutato con interesse e approvazione il dialogo tentato da Luisa Muraro con due donne delle istituzioni.

Le donne sono ormai in tutti i luoghi e oggi più che mai bisogna lavorare per un cambio di civiltà. Un cambio di civiltà è urgente, anche la pandemia lo ha dimostrato in tutti i suoi risvolti. Il clima del nostro paese è molto pesante. Alla pandemia si aggiungono altri problemi: istituzioni deboli, politica scadente, misoginia e narcisismo maschile imperante. Dato il contesto in cui siamo immersi/e è d’obbligo la domanda, come uscirne e su chi poter contare.

Noi pensiamo si possa contare sulle donne, sulla loro libertà e autonomia di giudizio. A questo proposito, vorremmo sottolineare che Muraro, anche se le ministre non lo hanno recepito in questo modo, dà per acquisito, come da lei ribadito, il loro essere donne libere e come tali le invita a non farsi usare da Renzi che minaccia il governo con l’intimazione “ritiro le mie ministre”.

Vorremmo dire a Teresa Bellanova e a Elena Bonetti che noi le consideriamo le nostre ministre anche se non tutte le abbiamo votate e contiamo su di loro e non sul narcisismo di Renzi.  Vorremmo che si muovessero in un orizzonte più ampio di quello angusto della parità, la cui misura è quella maschile. Pur riconoscendo l’importanza di ricoprire certi ruoli, che è avvenuto, ci fanno notare le ministre, in forza del 50 e 50 voluto anche da Renzi, l’assunto della parità non può, secondo noi, condizionare, limitare, l’agire politico delle elette.

È vero care ministre che con il Recovery Fund, si decide il futuro della collettività, è vero che ci vogliono più risorse per la sanità, più investimenti nel sociale, più investimenti sul lavoro, in particolare quello femminile, ma noi ci siamo chieste: per modificare il piano nelle parti che vi stanno a cuore e che ci stanno a cuore è mai possibile che non ci siano altre modalità politiche diverse dal ricatto?

Noi siamo convinte che le donne pensano con tutto il loro corpo, amano la complessità e siamo altrettanto sicure che sia così anche per voi, anche se come dite, in risposta a Muraro, non conosciamo le vostre biografie. Noi, a voi ministre vorremmo dire che non va sprecata l’occasione di ricoprire un ruolo dove agire un pensiero che prenda le distanze da meccanismi maschili e che porti ad agire una politica fatta di aperture, varchi, concretezza, bisogni reali e non di potere fine a se stesso che conduce, talvolta, ad azioni spericolate.

Ci permettiamo di dire che nella partita sulle manovre all’interno della coalizione di governo sia in gioco il potere e pensiamo sia necessario svelare la radice sessuale del potere stesso. Non si può essere succubi di un patriarcato rantolante, anche se ancora potente. Il sasso gettato da Muraro va preso in maniera seria e pensiamo sia un’occasione di riflessione per tutte le donne. Sia un’occasione, per guardarci dentro, per capire quanto siamo ancora ingombrate da meccanismi maschili. Muraro ci mette in guardia e ci sollecita ad accorgerci delle contraddizioni e trappole che si incontrano lungo il cammino della politica.

Noi pensiamo che sia fondamentale per un cambio di civiltà far emergere nei luoghi dove ci troviamo ad agire il nostro sentire dove, come dice Chiara Zamboni nel libro “La carta coperta”, non è al centro l’io ma la percezione degli altri e del mondo secondo una modalità affettiva.

Proponiamo infine di riflettere anche sulla risposta che in un’intervista Christine Lagarde dà alla domanda su come definirebbe il suo modo di gestire il Consiglio Direttivo, che stile preferisce adottare. Lei risponde ho le doti delle donne: sono paziente e inclusiva. Christine Lagarde, è una donna che non ha un’appartenenza femminista, ma in questa circostanza ha riconosciuto pubblicamente il “di più femminile”. Cosa succederebbe se lo agissimo in tante?


(www.libreriadelledonne.it, 12 gennaio 2021)

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