17 Marzo 2014
il manifesto

Aborto, più obiettori dove la sanità sprofonda

di Ivan Cavicchi,

 

«In coscienza non posso», lo dice chi rifiuta ciò che reputa moral­mente inac­cet­ta­bile. L’obiezione di coscienza è pre­vi­sta per gli ope­ra­tori sani­tari nell’art.9 della legge 194 sull’interruzione volon­ta­ria della gra­vi­danza. I gine­co­logi che oggi si avval­gono di tale facoltà sono circa i ¾ dei gine­co­logi ita­liani (69,3%). Il con­si­glio d’Europa ha valu­tato ecces­sivo que­sto dato e ci ha con­dan­nati per aver discri­mi­nato le donne e leso gra­ve­mente i loro diritti.
I medici che si sono dichia­rati obiet­tori, a cin­que anni dall’applicazione della 194, erano il 59,1%, un dato che dopo 30 anni più o meno per­si­ste, e in qual­che caso dimi­nui­sce, ma pre­va­len­te­mente nelle Regioni con un sistema sani­ta­rio com­pleto e svi­lup­pato. Men­tre nelle Regioni dove la sanità è male orga­niz­zata e defi­ci­ta­ria gli obiet­tori cre­scono in misura abnorme fino a toc­care punte dell’88,4 %. E sono le stesse Regioni che non garan­ti­scono i Lea (livelli essen­ziali di assi­stenza), per gran parte com­mis­sa­riate per pro­blemi di bilan­cio, dove i malati regi­strano i più alti tassi di mobi­lità. In 30 anni i gine­co­logi obiet­tori sono cre­sciuti media­mente del 17.3 %, ma se ana­liz­ziamo i dati ci accor­giamo che in alcune Regioni que­sto dato si rad­dop­pia lasciando pen­sare che, a scala nazio­nale, il grosso degli obiet­tori si con­cen­tri pro­prio nelle Regioni più pro­ble­ma­ti­che dal punto di vista sani­ta­rio. E’ plau­si­bile che in mol­tis­simi casi l’obiezione non riguardi la loro coscienza, ma pro­ba­bil­mente la sal­va­guar­dia del ruolo pro­fes­sio­nale in con­te­sti sani­tari ostili. Se ciò fosse vero, come pare, dovremmo inclu­dere tra i com­por­ta­menti difen­sivi degli ope­ra­tori, coloro che obiet­tando con­tro l’ivg: si difen­dono da disfun­zioni, quindi da asses­sori e da diret­tori che non garan­ti­scono le giu­ste con­di­zioni di lavoro.

Se ammet­tiamo l’obiezione oppor­tu­ni­stica accanto a quella legata alle con­vin­zioni per­so­nali, il discorso va allar­gato e le respon­sa­bi­lità da tec­ni­che diven­tano poli­ti­che. Que­sto è il senso della testi­mo­nianza dram­ma­tica di Ros­sana Cirillo, una gine­co­loga dalla parte delle donne. Con­tro le sue idea­lità, dopo 25 anni di ivg, è stata costretta per soprav­vi­vere pro­fes­sio­nal­mente a dichia­rarsi obiet­trice (la Repubblica, 15 marzo).

Per­so­nal­mente rispetto e difendo il prin­ci­pio dell’obiezione di coscienza e non avrei nes­suna dif­fi­coltà a ricor­rervi se fossi chia­mato a sce­gliere tra certi obbli­ghi e le mie con­vin­zioni morali. Più volte ho invi­tato pub­bli­ca­mente gli ope­ra­tori della sanità a fare obie­zione di coscienza nei con­fronti di quelle poli­ti­che sani­ta­rie pale­se­mente lesive di deon­to­lo­gie, diritti, com­pe­tenze, pre­ro­ga­tive pro­fes­sio­nali. Nel caso dell’ivg, l’obiezione pone alla sanità pub­blica, il pro­blema di come difen­dere in ogni caso i diritti delle donne. L’art.9 della legge 194, pre­vede che il per­so­nale che intende obiet­tare dichiari for­mal­mente la sua volontà, quindi con­si­dera l’obiezione come un diritto dell’operatore ad avere le pro­prie con­vin­zioni e non già, come prima della moder­nità, un dovere impo­sto da un prin­ci­pio nor­ma­tivo supe­riore. Ma l’art.9 non rinun­cia ad avva­lersi del dovere dal momento che lo ricol­loca a livello di coloro che hanno delle respon­sa­bi­lità gestio­nali, diret­tive o poli­ti­che. La legge è chiara: costoro devono assi­cu­rare l’ivg e «la Regione ne con­trolla e garan­ti­sce l’attuazione…». Per cui men­tre la legge auto­rizza l’obiettore in base alla pro­pria coscienza a non rispet­tare un prin­ci­pio di lega­lità nello stesso tempo sal­va­guarda tale prin­ci­pio, sta­bi­lendo dei doveri, quindi degli obbli­ghi, posti in capo a delle figure responsabili.

Nel caso in cui sus­si­stono forme di obie­zione stru­men­tali, si com­mette un reato. Se poi le obie­zioni stru­men­tali come nel nostro caso, sono tal­mente nume­rose da impe­dire il rispetto dei diritti , il reato diventa di massa per­ché per motivi di oppor­tu­ni­smo, si dan­neg­giano in modo grave cen­ti­naia di migliaia di per­sone. Ma se i motivi stru­men­tali sono cau­sati da coloro che non orga­niz­zano i ser­vizi neces­sari , vio­lando così i loro doveri isti­tu­zio­nali, in que­sto caso gli obiet­tori di fatto non sono i gine­co­logi ma gli asses­sori regio­nali e i diret­tori gene­rali delle asl, senza che nes­suna norma li auto­rizzi ad esserlo. Il pro­blema da tec­nico, limi­tato ai gine­co­logi, come ha fatto inten­dere la mini­stra della sanità e la com­mis­sione affari sociali della camera con la sua riso­lu­zione, diventa poli­tico e come tale andrebbe affrontato.

In che modo? Cinque proposte

Lui va nel dettaglio, e qui lo interrompiamo. Per applicare la 194 basterebbe privilegiare i non obiettori nelle nuove assunzioni negli ospedali. Una cosa molto semplice per la ministra della salute Beatrice Lorenzin. Qualcuno ci risponda!

La redazione del sito della Libreria delle donne di Milano

 

(il manifesto 17 marzo 2014)

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