2 Settembre 2016
AP Autogestione e politica prima

Accoglienza: la superiore civiltà dell’Italia del sud

di Franca Fortunato

 

Riace è un piccolo paese calabrese situato nelle zone interne della locride sulla costa jonica della provincia di Reggio Calabria. Nel 1972 divenne famosa per il ritrovamento nel suo mare dei cosiddetti Bronzi di Riace, esposti nel Museo di Reggio Calabria. In questi ultimi anni il suo nome si è fatto strada nel mondo per qualcosa di più prezioso dei Bronzi, per le sue buone pratiche politiche di accoglienza e reinserimento dei rifugiati e richiedenti asilo politico. La storia di questo piccolo borgo medievale è stata raccontata da Chiara Sasso, ambientalista e coordinatrice della Rete dei Comuni solidali, nel suo libro “Riace, terra di accoglienza” edito GruppoAbele. La storia di Riace è la storia della Calabria dell’accoglienza, della civiltà dell’ospitalità, della sacralità dello Straniero, arrivato sulle nostre coste da paesi lontani. La storia di Riace è la storia dell’Europa che accoglie e non respinge, che apre le sue porte e non alza muri né chiude frontiere, che dà e non toglie dignità a chi approda sulle sue coste o arriva sulla sua terra.

Il tutto ha inizio nel 1998 quando un centinaio di curdi, sfuggiti all’esercito di Ankara e iracheni scappati dai gas di Saddam, arrivarono sulle coste della locride e molte e molti si prodigarono per accoglierli nel proprio paese. È allora che il futuro sindaco, Domenico Lucano, insieme all’associazione “Città Futura” pensa, sull’esempio di Badolato, di riportare a nuova vita il borgo medievale col recupero delle case disabitate per lo più degli emigrati e con il recupero di antichi mestieri. Dopo un po’ di tempo i curdi partono per la Germania, ma ne arrivano altri da Lampedusa: eritrei, afgani, etiopici. È a partire dal 2000 che “si parte”. Il paese rinasce, gli immigrati portano un’economia a botteghe destinate a chiudere i battenti. Vengono organizzati dei corsi d’italiano, i bambini sono inseriti nella scuola, nell’asilo. Si aprono i laboratori di tessitura, ceramica, vetro, confetture di marmellate, olio con l’ultimo frantoio rimasto nel paese. Si apre il ristorante con la “taverna Donna Rosa” dal nome di una venditrice di stracci che con la sua povera mercanzia portava al mercato tanta solidarietà. Viene fondata la prima cooperativa “Il Borgo e il Cielo” in grado di seguire i vari laboratori ed anche all’asino si ridà dignità con la raccolta differenziata porta a porta. Nel 2004 Lucano viene eletto per la prima volta sindaco e si pone l’obiettivo di “rompere l’isolamento”. Per questo accetta inviti in ogni dove e “comincia a raccontare il progetto”. Coinvolge in esso anche i sindaci di Caulonia e Stignano. I tre collaborano. Organizzano assemblee e Consigli comunali aperti per spiegare alla popolazione che con gli immigrati e le immigrate non arrivano i barbari ma “una straordinaria opportunità per il territorio”.

Quando a Caulonia arrivano le prime 50 donne nigeriane dal Cpt di Ragusa, il sindaco Ilario Ammendolia le accoglie consegnando ad ognuna una rosa e dando loro la possibilità di una telefonata per dire a casa che sono arrivate. Scrive alle nuove arrivate una lettera di benvenute, che viene tradotta in inglese. Un’altra la indirizza alla cittadinanza perché accolgano le straniere venute da lontano. Insomma si fa mediazione vivente tra le immigrate e la popolazione che risponde con generosità e umanità.

Nel 2009 Domenico Lucano viene rieletto sindaco, nonostante atti intimidatori – la locride è zona di ’ndrangheta che mal sopporta le buone pratiche politiche del “sindaco dell’accoglienza” – e l’unione contro di lui di tutti i partiti dell’arco costituzione a cui evidentemente non piace la “Primavera di Riace” che vorrebbero fermare. C’è un’immagine che allora ha fatto il giro del mondo, con sms, con email, durante l’attesa dei risultati. L’immagine di Ramadullah, il bambino afgano che ha seguito tutto lo spoglio in municipio, in ginocchio, con le mani giunte a pregare. Lucano venne rieletto e così anche nel 2014. In quel 2009 Chiara Sasso con altri organizza la prima edizione del Riacefestival, a cui quest’anno nei giorni 25-26-27 luglio hanno partecipato per la prima volta Le Città Vicine con la mostra “Lampedusa Porta della vita” realizzata, in occasione del Lampedusafestival 2013, da Anna Di Salvo e Katia Ricci delle Città Vicine e Rossella Sferlazzo dell’Associazione lampedusana Color Revolution. A rendere famosa l’esperienza di Riace ha contribuito anche il regista Wim Wenders con il suo film documentario “Il volo”. Di recente Domenico Lucano ha parlato della sua Riace a Bruxelles, invitato dal Parlamento europeo. Lui che dalla rivista americana “Fortune” è stato indicato per il 2016 tra i primi 50 personaggi più influenti della terra. Perché, insieme a Lampedusa, non candidare Riace e il suo sindacoal Premio Nobel per la pace?

 

Riace, terra di accoglienza

(AP Autogestione e politica prima, luglio-dicembre 2016)

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