di Michela Barzi
Luisa Muraro si preoccupa a ragione per lo stato di salute di Raffaella Paita, la candidata PD alle regionali in Liguria il cui corpo sofferente racconta, meglio delle parole, a quali conseguenze può andare incontro una donna quando si misura con lo stile maschile delle competizioni elettorali. Ci dice, quel corpo di una magrezza impressionante (Marco Imarisio, Corriere della sera del 2/6/2015), che anche in politica, come in amore, si soffre per la sconfitta, il tradimento e l’abbandono e Luisa si chiede se ne valga la pena. Se la politica è cinismo e cattiveria non sarà il caso di farci entrare l’amore?
Alziamo per un momento lo sguardo dal desolante panorama italiano e guardiamo ciò che sta succedendo in Spagna. Laura Bosch, in un articolo apparso su Ingenere, sostiene che lì stia emergendo una nuova leadership femminile e fa un breve catalogo di nomi. Ada Colau, Manuela Carmena e Mónica Oltra da un paio di settimane sono, rispettivamente, sindaca di Barcellona, la prima, e di Madrid la seconda (sono in corso trattative con il PSOE), mentre la terza sarà la probabile presidente della regione di Valencia. Quest’ultima in una intervista al quotidiano El País ha dichiarato: abbiamo bisogno di molta intelligenza collettiva perché la politica messa al servizio delle idee e delle proposte si converta in uno strumento per migliorare la vita della gente. Un recente articolo di Open Democracy titolava: c’è la gente comune dietro ad Ada Colau. La nuova sindaca di Barcellona, che ha più volte affermato di non essere un personaggio politico ma la faccia più visibile del movimento Barcelona en Comú, dopo la sua elezione ha dichiarato: con questa vittoria, dovuta al lavoro di migliaia di persone, abbiamo dimostrato che la politica può essere fatta in modo diverso.
La filosofa Montserrat Galcerán afferma in un articolo apparso ieri su El País che il programma della lista Ahora Madrid, e della sua candidata Manuela Carmena, non solo assume un preciso impegno femminista individuando le disparità di genere o sottolineando gli spazi di potere e privilegio maschili, ma soprattutto immagina un modello politico ed economico che colloca il sostentamento della vita della gente nel centro della politica municipale in senso lato. (…) Pensiamo che sia necessario dare il giusto riconoscimento al lavoro di cura poiché esso funziona come base per l’organizzazione sociale ed economica, perché esso sostiene la vita delle persone.
Che sia possibile curare la politica dai mali che l’hanno portata così lontano dalle persone lo dimostra l’aumento della partecipazione al voto – anche in Spagna ormai attestata attorno al 50% – la quale è riuscita a crescere là dove prima delle elezioni si era messa in moto un’idea di cittadinanza attiva rappresentata dalle donne; non solo las alcadesas di Barcellona e Madrid o la presidenta della regione di Valencia, ma le tante assessore e consigliere elette.
Sarebbe bene guardarle un po’ più da vicino queste donne, in fondo non sono così distanti da noi per geografia e condizione. Si sono fatte sedurre dalla politica – lo strumento per cambiare lo stato presente delle cose – o sono riuscite a sedurre (letteralmente) chi dalla politica, ridotta a pratica della delega in bianco e del puro esercizio del potere, stava lontano da tempo? Se è vero che per innamorarsi bisogna essere in due, bisogna chiedersi perché da noi amore e politica non riescano ad incontrarsi.
(www.libreriadelledonne.it, 13/6/2015)