17 Aprile 2019
Il Quotidiano del Sud

Benvenuta in Italia Greta Thunberg

di Franca Fortunato


Greta Thunberg è arrivata in Italia per partecipare a Roma allo sciopero del venerdì degli studenti e studentesse contro il riscaldamento globale, inaugurato e lanciato da lei con l’hashtag #Fridayforfuture e confluito nel primo grande sciopero globale del 15 marzo scorso. Questa giovanissima svedese è riuscita ad arrivare a scuotere le coscienze di un’intera generazione di giovani e ad unirla in un grande movimento mondiale, che continua tutt’ora e che il prossimo 24 maggio scenderà, per la seconda volta, in tutte le piazze per uno “sciopero mondiale per il futuro”. Greta è consapevole che il cambiamento del clima, generato dall’uomo, non è un’ipotesi per il futuro bensì un fenomeno già in atto e che è urgente agire e dare ascolto agli scienziati che da Nairobi, lo stesso giorno del primo sciopero globale, presentando l’ultimo rapporto delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, hanno lanciato quello che sembra essere un ultimo avvertimento. “Rimangono appena 12 anni per fermare il surriscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi in più rispetto all’era preindustriale. Dopo sarà troppo tardi e la catastrofe diventerà inevitabile.” Greta sa che il futuro si decide oggi e non domani, e a farlo devono essere gli adulti perché “non c’è abbastanza tempo per aspettare che cresciamo e prendere il controllo”, come ha ribadito, in più occasioni, ai leader mondiali della politica, della finanza, ai governanti di tutto il mondo, alla Commissione europea e al Comitato economico europeo, accusandoli di non voler vedere che “la casa sta bruciando”, che “ c’è bisogno di un nuovo modo di pensare” e di un altro sistema economico mondiale. Un sistema che non sia «l’avido gioco della moltiplicazione dei soldi, svincolato dai bisogni umani reali», come scrive nel suo libro Penelope a Davos. Idee femministe per un’economia globale la teologa svizzera Ina Praetorius, che invita a pensare e guardare il mondo come “ambiente domestico”, per un nuovo ordine economico, volto a soddisfare i bisogni reali, materiali e spirituali, di ogni donna e di ogni uomo, in un rapporto consapevole di interdipendenza. “La civiltà – dice Greta – viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che poche persone ricche in un paese come il mio possano vivere nel lusso”. La sedicenne che sta scuotendo il mondo, fino a pochi mesi fa era una sconosciuta, una studentessa qualunque, che ogni mattina si sveglia alle sei per prepararsi ad andare a scuola e torna a casa alle tre del pomeriggio. Dopo aver tentato di coinvolgere nella protesta sul cambiamento climatico il gruppo di studenti di cui faceva parte, nato dopo il gesto degli studenti e studentesse della Parkland School in Florida che uscirono dalle classi per protestare contro le leggi in favore della vendita di armi, sostenuta dalla madre Malena Erman, celebre cantante lirica, e dal padre Svante Thunberg, attore e autore, Greta decise di agire da sola. E così, quel venerdì del 20 agosto 2018, alzatasi come sempre alle sei di mattina, anziché andare a scuola si avviò, in bicicletta, verso il Parlamento svedese. Si sedette sul selciato con un manifesto scritto a mano e iniziò il suo “sciopero scolastico per il clima”. Vi rimase dalle otto e mezzo alle tre del pomeriggio, come in un normale orario scolastico. Il primo giorno era sola, il secondo le persone incominciarono a unirsi a lei e così avvenne nei venerdì successivi, nell’indifferenza dei media che si accorsero di lei solo quando la forza del suo gesto simbolico spinse tanti/e giovani nel mondo a seguirla al grido “Friday for future” (venerdì per il futuro). La storia è piena di gesti simbolici che hanno cambiato il mondo. Greta sta cambiando, ha già cambiato, l’immaginazione, lo sguardo sul mondo, di una generazione di giovani che non considera inevitabile la catastrofe ambientale, decisa da altri, e agisce, si fa soggetto politico, smentendo chi pensa che potere e politica siano la stessa cosa. Il primo cambiamento inizia nell’immaginazione, nel pensare e credere che un altro mondo sia possibile. Se le donne non avessero immaginato, creduto possibile un mondo in cui ci fosse libertà femminile, questo non sarebbe mai accaduto, come è accaduto, non avrebbero mai agito per avverarlo, nel presente e nel passato, né continuerebbero a farlo, vanificando ogni tentativo di uomini di potere, politico o religioso che sia, di ripristinare un passato che hanno perso per sempre. Dalla consapevolezza non si torna indietro. La lotta di Greta e delle tante e tanti giovani come lei, man mano che avanza e si allarga, non può non generare speranza, al di là dei risultati immediati e delle sue stesse intenzioni. “Non mi importa – lei dice – se quello che sto facendo alimenta la speranza. Lo dobbiamo fare comunque. Anche se non ci fosse più speranza, dobbiamo fare quel che è possibile”. Greta si è fatta molti nemici potenti, sostenitori dell’industria dei combustibili fossili, è stata accusata di essere al soldo degli ambientalisti e degli interessi commerciali nell’ambito della sostenibilità. Sui social e in Tv ha subito violenti attacchi per il suo aspetto. Ma lei non si è lasciata intimidire. Imperterrita, con la pioggia, la neve, il freddo, il sole, ogni venerdì continua il suo sciopero scolastico davanti al Parlamento, sapendo che ormai non è più sola. Ben venuta in Italia, piccola grande donna.


(Il Quotidiano del Sud, 17 aprile 2019)

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