15 Aprile 2019
#VD3

Cambia il clima. Cambia la politica? – Introduzione

Introduzione di Valeria Spirolazzi alla Redazione allargata di Via Dogana 3,Cambia il clima. Cambia la politica?, 7 aprile 2019.


In questi giorni migliaia di giovani hanno manifestato per le strade di moltissimi paesi per ricordarci che i cambiamenti climatici in atto stanno modificando il mondo che conosciamo e per chiedere ai politici di fare qualcosa. Il futuro si giocherà sulla loro pelle. Hanno gridato a gran voce che bisogna agire subito e con radicalità.

Nell’invito abbiamo ricordato che le donne hanno già detto molto su questo tema e che sentiamo l’urgenza di continuare a pensare. Ci riferivamo ad alcune pensatrici e ad alcuni testi che ci hanno orientato in questi anni: Rachel Carson, Luisa Muraro, Ina Praetorious, Naomi Klein, Laura Conti e altre, oltre al Primum vivere (nel “Sottosopra” Immagina che il lavoro, ottobre 2009)su cui si è lavorato molto in Libreria. E anche NUDM ne ha parlato nel manifesto Abbiamo un piano.

Questi testi sono tutti disponibili a parte quelli di Laura Conti che non sono stati ristampati ed è un peccato perché nel 1977 nel suo libro Cos’è l’ecologia aveva già detto molto e con molta chiarezza mettendo a fuoco i problemi che ci troviamo a dover affrontare ancora oggi. Nonostante il mio percorso di studi, io sono laureata in materie scientifiche, ho conosciuto Laura Conti solo grazie al credito che le è stato attribuito qui in Libreria.

Rachel Carson, in Primavera silenziosa del 1962 scriveva: «Il “controllo della natura” è una frase piena di presunzione, nata in un periodo della biologia e della filosofia che potremmo definire l’“Età di Neanderthal”, quando ancora si riteneva che la natura esistesse per l’esclusivo vantaggio dell’uomo». Da allora di strada ne è stata fatta–ci sentiamo in buona compagnia per continuare a pensare avendo presente quello che hanno scritto poche settimane fa le ragazze che hanno firmato una lettera-manifesto del #Fridayforfuture. Loro dicono: «Abbiamo visto i politici farfugliare, impegnarsi in giochetti di politica spicciola invece di affrontare la realtà: le soluzioni di cui abbiamo bisogno non si possono trovare nel sistema corrente».

Queste autrici hanno già messo le basi per una riflessione sul mondo di tipo ecologico, che comprende necessariamente anche riflessioni sull’economia e sulla politica e hanno avanzato una proposta sull’economia intesa nel suo concetto primario, ossia come capacità di soddisfare i bisogni di tutti. Non è un concetto banale perché come sappiamo l’economia si è concentrata nel soddisfare il bisogno e l’arricchimento di pochi invece di occuparsi di tutti gli abitanti della terra, dei paesi ricchi come dei paesi poveri nonostante,per dirla con Praetorius, non esista nessun essere umano che non abbia bisogno di nulla e la terra è certamente uno spazio vitale generoso ma che ha risorse finite.

Sempre Ina Praetorius più volte nei suoi lavori, per esempio nel quaderno di via dogana Penelope a Davos, ha evidenziato come tutti e tutte dipendano da ciò che non possono produrre. Lo stesso concetto è stato ripreso e ampliato anche nel suo lavoro L’economia è cura, riedito da Altraeconomia e uscito pochi giorni fa. Nel testo lei sostiene la necessità di rimettere al centro «la soddisfazione del bisogno umano di preservare la vita e la qualità della vita». Quindi analizza economia e politica come alleate nella cura del mondo e si occupa di ecologia intesa come casa del mondo.

Quello che ho sempre sentito come difetto, come mancanza, nelle posizioni ecologiste, che parlano di interconnessione e di interrelazione, è di stare dalla parte del sistema terra, dalla parte dei circuiti olistici, saltando la domanda soggettiva, l’esperienza, la verità che ogni donna trova nel proprio vissuto rispetto al legame con il corpo vivente, con le altre, l’ambiente.

Il pensiero delle donne ha corretto la parzialità di questo sguardo introducendo la dipendenza: dipendiamo dall’aria e dall’acqua e dalle relazioni umane, la nostra nascita e la nostra vita sono segnate dal bisogno dell’altro.

Per riprendere le parole di Luisa Muraro: siamo al mondo perché qualcuna ci ha messo al mondo, siamo vita ricevuta con un debito di gratitudine.

Quindi possiamo sentire il mondo con tutto il nostro corpo e con la consapevolezza della dipendenza. Così la questione ambientale si rinnova di uno sguardo capace di pensare politicamente la salute, l’economia, la vita nel suo insieme per permetterci di prenderci cura di noi e degli altri. La reciprocità e la dipendenza consapevole dall’altro sono l’antidoto più sovversivo all’individualismo, sono alleate dell’ecologia.

Noi della redazione ristretta di VD3 abbiamo parlato in questi ultimi mesi con alcuni giovani impegnati nel #Fridaysforfuture. Abbiamo incontrato ragazze (ma anche ragazzi) informate, appassionate e consapevoli della necessità di agire con radicalità e alla ricerca di nuovi modi per impostare un cambiamento che loro definiscono culturale.

Siamo d’accordo con loro. Può essere questo il momento in cui può farsi strada una nuova coscienza evolutiva? Prendo questa espressione da Muraro che sottolinea che non si tratta di etica ma di sentire in base ad una nuova coscienza evolutiva.


Valeria Spirolazzi


(Via Dogana 3, 15 aprile 2019)

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