12 Dicembre 2015
www.cheliberta.it

CHE LIBERTA’

Lettera di Cristina Gramolini di Libere

Care Libere,
aderisco al vostro appello che rifiuta la gestazione per altri come
via per diventare genitori, perchè penso anch’io che la gpa
commerciale sia  un’ulteriore sistema di predazione delle donne.
Chi ha avuto figli con la gpa commerciale presenta un fatto compiuto,
scomodando parole inappropriate per descriverlo (come ad esempio
‘dono’), si sente nel giusto perchè ha pagato, con una disinvoltura
che mi viene da dire ‘coloniale’.
Faccio parte di ArciLesbica e come associazione da anni ci siamo
posizionate contro la gpa commerciale ma a favore della gpa gratuita,
perchè non c’è niente di disumano in una donna che affida su * figli*
a qualcuna o qualcuno di cui si fida, quando non faccia questo dietro
compenso, ma davvero per generosità all’interno di una relazione
(http://www.arcilesbica.it/congresso_2012.html v. alla voce Stato
interessante).
Aderisco al vostro appello, anche se non tiene conto della gpa
gratuita, in quanto contiene un tema prioritario: risponde alla
banalizzazione della surrogacy con l’affermazione della non
commerciabilità dell’umano e con il rifiuto della riduzione delle
donne a macchine riproduttrici sul mercato libero. Siamo tutte
consapevoli che le destre clericali tentano di usare il tema della gpa
per opporsi al matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’appello
Che libertà si smarca da tali strumentalizzazioni e penso che
costantemente occorrerà marcare le distanze da un uso omofobico delle
nostre parole.
Cristina Gramolini,
presidente ArciLesbica Milano

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