8 Ottobre 2014

Come il peso dell’acqua: film-verità sulle migrazioni e sulle ragioni che le determinano

di Anna Di Salvo

 

Il 3 ottobre 2014, primo anniversario della tragedia delle oltre 360 donne, uomini e bambini provenienti principalmente dall’Eritrea, annegati al largo dell’isola dei Conigli a Lampedusa, in prima serata da RAI 3 è stato trasmesso il bellissimo film “Come il peso dell’acqua” del regista Andrea Segre; evento filmico significativo per l’umanità che l’attraversa, la precisione di dati e informazioni, la genialità della sceneggiatura e delle scenografie e la bellezza delle immagini. Un’operazione artistica e didattica che va segnalata, anche per proporre la programmazione del film agli spazi e luoghi di donne che volessero approfondire il tema delle migrazioni affrontandolo da un’angolazione prevalentemente femminile. Il filo conduttore del film è costituito infatti dalle narrazioni di tre donne: Gladys, Nasreen e Semhar, che narrano il loro difficile viaggio dai paesi d’origine alle coste italiane, arricchendo con percezioni, ricordi e considerazioni le loro testimonianze che iniziano a snodarsi dalle traversate del deserto e del Canale di Sicilia, sino a metterci al corrente del loro presente e del cambiamento delle loro vite.

L’attore Giuseppe Battiston, con voluta semplicità, accompagna il racconto delle tre donne abitando una stanza azzurra inizialmente vuota dove sente il bisogno di capire e si interroga sul perché ora sta trovando il coraggio di guardare a qualcosa che per anni non ha voluto vedere… Da lì inizia il suo viaggio di coscienza, conoscenza, incontro, dubbio. Mentre le donne narrano, la stanza di Battiston si riempie delle parole, degli oggetti e dei simboli che hanno caratterizzato e segnato il viaggio e la storia di Gladys, Nasreen e Semhar, e alla fine del film Giuseppe si troverà attorniato da segni, mappe, frasi, ricordi e considerazioni che da ora in poi costituiranno il bagaglio della sua raggiunta consapevolezza.

Anche gli interventi incrociati dell’attore teatrale Marco Paolini aiuteranno Battiston, le spettatrici e gli spettatori a capire le direzioni, i flussi e le barriere che rendono difficili le migrazioni verso l’Europa. Con la sua arte che si misura tra studio e scoperta, Paolini fornisce semplici ed efficaci strumenti di conoscenza, ponendosi col suo corpo al centro di tre grandi mappe geografiche, tracciando su queste col gesso le tracce dei flussi e dei movimenti migratori e collocando dei giocattoli a mo’ di minuscole barriere, ai confini tra uno stato e l’altro, per simboleggiare i respingimenti delle e dei migranti, laddove ci sono nazioni che difendono i loro territori “dall’invasione dello straniero” sbarrando le porte dell’accoglienza a chi arriva in quello stato perché vuole sfuggire alle guerre o migliorare la propria vita o vuole solo attraversare quella terra per recarsi altrove o ricongiungersi ai propri cari.

 

(Catania, 8 ottobre 2014)

Print Friendly, PDF & Email