Si fa riferimento al testo prodotto per il gruppo della libreria delle donne su Facebook
Morale della favola: la grande scommessa di una volta non c’è più, ci resta l’amica che sono certa farà qualcosa di buono per sé, per la sua regione e per la politica delle donne.
Luisa Muraro, 10 gennaio 2013
Domanda: un desiderio c’è o non c’è? E in che cosa consiste? Perché se non c’è desiderio come si può pensare di riuscire a “portare un po’ di aria nel discorso pubblico”?
Clara Jourdan, 10 gennaio 2013
Ida scrive che una delle ragioni che l’ha spinta ad accettare la candidatura sta nel voler portare “un po’ di aria nel discorso pubblico” e voler mettere in circolo il proprio sapere. Afferma questo sottolineando che dobbiamo fare qualcosa rispetto ad un passaggio, che riguarda questo momento storico: “quello determinato contemporaneamente dal regime del godimento berlusconiano e dal regime della penitenza montiano”.
A me piacciono le donne ambiziose e questa mi sembra una bella ambizione. Vorrei che Ida ci dicesse qualcosa di più su questo punto: in che modo questa necessità si interseca con la sua scelta? Come si lega il desiderio di mettere in circolo il proprio sapere con l’accettazione della candidatura? Al di là del discorso della rappresentanza, pensa che il suo ruolo in parlamento possa in qualche modo darle forza per lavorare per uscire da questo “passaggio“?
I regimi del godimento e di penitenza, a cui accenna Ida, rientrano a pieno titolo in politiche maschili in cui il padre si muove malamente, alla ricerca di un’autorità che ha perso: sarebbe interessante capire come una donna autorevole come Ida, che non si lascia strumentalizzare e non accetta posizioni ornamentali, indipendente dai giochi del potere e del consenso, intende muoversi in Parlamento e in SEL, a quali strategie punta per affrontare questo passaggio.
Sara Gandini, 10 gennaio 2013