20 Maggio 2021

A proposito di Gaza: Not in our names

di firmatarie/firmatari


Abbiamo letto il comunicato delle giovani ebree ed ebrei circolato su vari social, e citato dal Manifesto, e vogliamo esprimere il nostro appoggio alle loro coraggiose parole di verità.

Siamo un gruppo di ebree ed ebrei che, da molti anni, si battono perché si favorisca una soluzione politica giusta per le popolazioni che abitano fra il Giordano e il Mediterraneo.


Barbara Agostini, Gloria Antezana, Marina Ascoli, Marina Astrologo, Davide Calef, Giorgio Canarutto, Giuseppe Damascelli, Lucio Damascelli, Lello Dell’Ariccia, Marina Del Monte, Anna Farkas, Ida Finzi, Anna Foa, Bettina Foa, Enrico Franco, Liliana Gandus, Nicoletta Gandus, Valeria Gandus, Bella Gubbay, Joan Haim, Annie Lerner, Stefano Levi Della Torre, Nyranne Moshi, Patrizia Ottolenghi, Sergio Ottolenghi, Renata Sarfati, Stefano Sarfati Nahmad, Eva Schwarzwald, Bruno Segre, Emanuele Segre, Simona Sermoneta, Shmuel Sermoneta-Gertel, Sergio Sinigaglia, Stefania Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Deborah Taub, Jardena Tedeschi, Mario Tedeschi, Alida Vitale


Not in our names


Siamo un gruppo di giovani ebree ed ebrei italiani.

In questo momento drammatico e di escalation della violenza sentiamo il bisogno di prendere la parola e dire Not In Our Names, unendoci ai nostri compagni e compagne attivisti in Israele e Palestina e al resto delle comunità ebraiche della diaspora che stanno facendo lo stesso.

Abbiamo già preso posizione come gruppo quest’estate condannando il piano di annessione dei territori della Cisgiordania da parte del governo israeliano (https://www.joimag.it/contro-lannessione-una-voce-ebraica-italiana-una-protesta-globale/) e il nostro percorso prosegue nella sua formazione e autodefinizione.

Diciamo Not In Our Names:

– gli sfratti a Sheikh Jarrah e la conseguente repressione della polizia

– gli ultimi episodi repressivi sulla Spianata delle Moschee

– il governo israeliano che pretende di parlare a nome di tutti gli ebrei, in Israele e nella diaspora

– i giochi di potere (di Netanyahu, Hamas, Abu Mazen) che non tengono conto delle vite umane

– i linciaggi e gli atti violenti che si stanno verificando in molte città israeliane

– il bombardamento su Gaza

– il lancio di razzi indiscriminato da parte di Hamas

– la riduzione del dibattito a tifo da stadio

– l’utilizzo strumentale della Shoah sia per criticare che per sostenere Israele

– le posizioni unilaterali e acritiche degli organi comunitari ebraici italiani

– gli eventi di piazza organizzati dalle comunità ebraiche con il sostegno della classe politica italiana, compresi personaggi di estrema destra e razzisti

– la narrazione mediatica degli eventi in Medio Oriente che non tiene conto di una dinamica tra oppressi e oppressori

– qualunque iniziativa e discorso che veicoli rappresentazioni islamofobe e antisemite.

La situazione attuale rappresenta l’apice di un sistema di disuguaglianze e ingiustizie che va avanti da troppi anni: l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi e l’embargo contro Gaza incarnano l’intollerabile violenza strutturale che il popolo palestinese subisce quotidianamente. Condanniamo le politiche razziste e di discriminazione nei confronti dei palestinesi.

All’interno delle nostre società riteniamo necessaria ogni forma di solidarietà e mobilitazione, ma ci troviamo spesso in difficoltà. Pur coscienti che antisionismo non sia sinonimo di antisemitismo, osserviamo come un antisemitismo non elaborato, che si riversa più o meno consciamente in alcune delle giuste e legittime critiche alle politiche di Israele, rende alcuni spazi di solidarietà difficili da attraversare. Si tratta di una impasse dalla quale vogliamo uscire, per combattere efficacemente ogni tipo di oppressione.


(seguono firme)

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