Franca Fossati, giornalista, femminista storica, ha militato in Lotta Continua e ha diretto per anni la rivista “Noi donne”. Intervistata da Fabrizia Bagozzi per la rivista di AREL (Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta), sul numero Libertà, 1/2018, p. 108, ha preso posizione sulle tecnologie in tema di libertà femminile e procreazione. E ci invita a tener conto dei cambiamenti, veri e propri salti, che ci sono stati dopo gli anni Settanta.
Sull’aborto però vorrei aggiungere qualcosa. Quella stagione [approvazione della legge 194 e sconfitta del referendum abrogativo] fu vissuta con radicalità. Lo slogan era “Aborto libero, gratuito, assistito” e, perlomeno all’inizio, non si andava tanto per il sottile. Sapevamo molto poco della vita prenatale: il punto era avere la possibilità di abortire, l’autodeterminazione sul proprio corpo […]. Nella maternità e nell’Interruzione di gravidanza la tecnologia non era ancora entrata, se non de minimis. Quindi essere radicali nella rivendicazione dell’autodeterminazione sul proprio corpo – l’utero è mio e lo gestisco io – era per certi versi più semplice. Già non è più così per la fecondazione assistita, a cui io non sono contraria, dove invece la tecnologia entra eccome, basta pensare alla fecondazione in vitro. Con l’ingresso della tecnologia l’utero lo gestisce la medicina e quindi è più difficile essere radicali nel dire “decido io del mio utero”. Poi la separazione fra rapporto amoroso sessuale e procreazione che comporta la tecnologia è un’operazione simbolica non da poco. […]
E un salto ancora maggiore, sul piano simbolico, lo compie la Gestazione Per Altri, di cui oggi si discute molto. Fino alla fecondazione assistita il corpo materno non è espropriato dalla gestazione. Con la Gpa, la gravidanza – intesa come rapporto intimo e profondo fra chi la vive e ciò che cresce nella sua pancia – perde valore. Sia per chi la chiede, che non vive la gravidanza, sia per chi assume su di sé la gestazione, il cui frutto però va ad altri. È un fatto oggettivo a prescindere da come la si pensa, se si è pro o contro. Io sono contro. (A cura di L.M.)
(www.libreriadelledonne.it, 26 ottobre 2018)