20 Febbraio 2020

Cara Monica


Grazie, noi qui abbiamo letto la tua lettera* ma la Libreria delle donne è una pluralità senza confini netti (come tessera o organizzazione). Alcune non sono interessate alla tematica che poni, altre sì ma esitano ad affrontarla perché ha dato occasione a schieramenti estranei allo spirito e alle pratiche del femminismo. Facciamo il possibile perché ci siano condizioni migliori, ammesso che il medium che usiamo per comunicare, i social e cose simili, lo consentano.


La redazione del sito


(www.libreriadelledonne.it, 20 febbraio 2020)


*Lettera aperta alla Libreria delle Donne di Milano


Amiche e compagne,
tante sono le donne che, nell’ultimo anno, mi hanno chiesto spiegazioni sul perché l’incontro previsto per il gennaio dell’anno 2019 – una discussione che sarebbe partita dal libro di Porpora Marcasciano “L’aurora delle trans cattive” e dal mio libro “Gender (R)Evolution” per poi coinvolgere altre donne interessate alle tematiche che i libri affrontano e tutte le donne della Libreria in modo orizzontale, un evento pensato, desiderato e organizzato da alcune donne interne alla Libreria stessa – è stato annullato e rimandato a data da destinarsi.
Devo riportare la domanda a voi, confidando in una risposta pubblica.
Partendo da quella pratica di relazione che è presupposto irrinunciabile alla cultura delle donne, vi chiedo: perché quello spiraglio si è chiuso improvvisamente e da più di un anno non abbiamo più avuto vostre notizie?
Leggo sul sito della Libreria: «[…] la Libreria è un luogo di discussione, o meglio è essenzialmente un luogo politico, per come noi abbiamo inteso la politica.»
Partendo da me, ho sempre fatto mio l’insegnamento di Hannah Arendt, secondo il quale «verità e politica sono concetti che si autoescludono. La politica è il luogo labile, cangiante e contingente del cambiamento e delle opinioni, lo spazio di continua elaborazione di visioni della realtà sempre differenti, è azione, è cambiamento, è opinione e contingenza, è movimento.»
Da qui mi sarebbe piaciuto partire, se quell’incontro avesse mai avuto luogo. Avevo già iniziato a lavorare al mio intervento ed ero entusiasta all’idea di potermi confrontare in un luogo che è un’istituzione per le donne tutte, soprattutto a Milano.
Ripensandoci, provo una certa amarezza e continuo a sperare che quello spiraglio possa riaprirsi, perché è soltanto nel dialogo e nel viaggio fra le prospettive che il pensiero delle donne può svilupparsi.
Resto in attesa di un vostro riscontro.
Monica Romano

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