13 Marzo 2024

«Che cosa c’è di disumano oggi che consideriamo normale?»

(1)


di Tiziana Nasali


Le parole pronunciate da Papa Francesco al Convegno internazionale “Uomo-donna immagine di Dio” (2) mi hanno fatto immediatamente pensare alla bella immagine con cui Giordana Masotto conclude il suo articolo sul libro di Libera Mazzoleni, Brothels, che racconta l’orrore dei bordelli e che l’autrice dedica «alle donne ferite e uccise dalla violenza del patriarcato e a tutte le donne che rifiutano lo status di vittima».

Scrive Masotto: «Ho guardato le immagini di Libera Mazzoleni e ho immaginato che quegli uomini banalmente malvagi si riscuotessero e vedessero tutto quello che avevano fatto. E quelle donne silenziose dietro le sbarre e le finestre potessero uscire con i loro corpi e i loro desideri. E quegli uomini e quelle donne finalmente si vedessero, si incontrassero e – incontrandosi davvero – potessero vivere». (3)

Il Papa, dopo aver messo in guardia dall’ideologia del gender che definisce il pericolo più brutto, dice che cancellarela differenza è cancellare l’umanità e che uomo e donna stanno in una feconda “tensione”.

Non so cosa intenda esattamente per feconda tensione ma, anche per il mio immaginario di donna laica, è un’immagine forte.

Cosa hanno in comune le parole del Papa con quelle di Masotto/Mazzoleni?

Entrambe condannano la cancellazione delle donne operata, nelle diverse epoche storiche e in modi diversi, dalla cultura maschile e prefigurano uno scenario con uomini e donne finalmente in relazione come soggetti parlanti nella loro differenza.   

Oggi, con la fine del patriarcato, le forme di cancellazione delle donne sono più difficili da smascherare, perché più complesse: mi riferisco all’emancipazione e alla questione del gender.

L’emancipazione: l’avvento della libertà femminile mette al centro della politica il ripensamento del contratto sociale ma l’opinione pubblica, in maggioranza, registra come libertà femminile quella che è solo emancipazione: plaude ogni volta che una donna arriva a traguardi fino ad allora solo maschili e si batte il petto per le percentuali troppo basse di donne presenti nelle tradizionali roccaforti degli uomini, non considerando che l’inclusione paritaria delle donne nell’organizzazione sociale modellata su bisogni e desideri maschili non produce nulla che gli uomini non abbiano già fatto e/o pensato.

Il gender: l’uso del termine “genere” mostra la possibilità di non individuare più gli essere umani a partire da quella unità imprescindibile di natura e linguaggio, di biologico e simbolicoassieme che chiamiamo sesso, potendosi viceversa definire in base alla loro “percezione” psico-sociale. Così, se la differenza sessuale pensata dalla cultura maschile patriarcale ha storicamente prodotto la discriminazione delle donne, oggi, per porre riparo a quella e ad altre ingiustizie, c’è chi propone di prescindere completamente dal sesso come prima definito intendendo che solo in questo modo si eliminerebbero le discriminazioni. Ovviamente ci si deve porre il problema, essendo in aumento il numero di ragazze/i che si dichiarano gender fluid e casi, soprattutto di ragazze, che intraprendono il percorso di transizione. Infatti, nonostante buona parte della scienza medica sia giunta a conclusione che la disforia di genere in gran parte dei casi si risolverebbe da sola alla fine dell’adolescenza e nonostante le ormai numerose testimonianze di ragazze detrans che denunciano l’orribile e inutile calvario affrontato perché non seguite, a suo tempo, da buone terapie psicologiche, l’ideologia gender ha ancora moltissima presa.

Ma qualcosa ci dicono. E cioè che è ancora molto faticoso essere donna nella nostra società. Sono d’accordo con Silvia Motta quando scrive che la gran parte delle donne quando usa il termine parità non allude al voler essere uomo o come un uomo, ma esprime il desiderio che vengano meno i disagi e le ingiustizie di una vita che trova, ancora oggi, tantissimi ostacoli riservati solo alle donne (4). Probabilmente la stessa cosa accade alle ragazze che pensano di essere nate in un corpo sbagliato e quindi “desiderano” essere dell’altro sesso: le ragazze, più che essere maschi, è probabile che non vogliano affrontare le difficoltà dell’essere donna e/o la loro omosessualità. Forse lo stesso vale anche per i maschi che sempre più si discostano dai modelli di “mascolinità tossica” e si confrontano con il pensiero nato da pratiche di donne.

La libertà femminile permette a donne e a uomini di pensare la differenza sessuale non come contenitore di identità, ma come un processo in divenire, dove si costruisce un senso nuovo dell’essere donna e dell’essere uomo.

Quindi:«che cosa c’è di disumano oggi che consideriamo normale?»

Il Papa dice che cancellare la differenza significa cancellare l’umanità. Io penso che cancellare la differenza tolga a uomini e donne la possibilità di andare ad attingere al proprio sentire più profondo radicato nella differenza sessuale: gli stereotipi di genere sono una gabbia per entrambi i sessi, anche se probabilmente le donne ne patiscono maggiormente le conseguenze. Ma solo la ricerca del significato e del senso che vogliamo attribuire al nostro sesso può aprire a tutti e a tutte un’esistenza veramente libera, anche a chi non si identifica in un sesso o in un genere.


Note

(1) È la domanda che si pone Giordana Masotto nel suo articolo Arte e/è politica, Libreria delle donne, 29 febbraio 2024.

(2)Monito lanciato da papa Francesco durante l’udienza con i partecipanti al Convegno internazionale «Uomo-donna immagine di Dio. Per una antropologia delle vocazioni» promosso dal Centro di ricerca e antropologia delle vocazioni (Crav) e che si tiene in Vaticano nell’Aula del Sinodo, in Avvenire, 1° marzo 2024.

(3) Giordana Masotto, cit.

(4) Silvia Motta, Tre parole che si confondono: parità, uguaglianza, libertà. Considerazioni minime su temi grandi, Libreria delle donne, 17 febbraio 2024


(www.libreriadelledonne.it, 13 marzo 2024)

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