12 Ottobre 2017

Che cosa viene messo in scena?

Una famiglia” film di Sebastiano Riso

di Stefania Giannotti e Rosaria Guacci

Un corpo di donna infelice e gravido di figli da vendere. Una donna bellissima abissalmente sola, subordinata, incapace di tutto, debole, uno scarto. Un maschio da horror. Un ginecologo affermato, insospettabile, ma corrotto. Una coppia di gay come acquirenti. Una coppia etero che ha già acquistato sullo sfondo. Un parto in un sottoscala, in piedi, da sola con cordone ombelicale e tutto. Forbici sporche di sangue. Cassonetti capienti. Sul finire una giovane che seguirà la sorte della prima. Abissalmente sola, subordinata, incapace di tutto, debole, uno scarto. Come la prima. Basta? Ah sì: tutto questo ambientato a Roma, la capitale. Proprio in Italia dove per legge “mater semper certa est”.

Nella sala del Centrale di via Torino a vedere “Una famiglia” di Sebastiano Riso siamo in sei spettatori. E tra questi noi due: Stefania e Rosaria.

Dopo, davanti alla pizza mezza Margherita e mezza Marinara, ci chiediamo “che cosa viene messo in scena?”

Una famiglia” è un film che ha coraggio ma non funziona. Ci dispiace dirlo: proprio noi due che come altre siamo contrarie senza mezzi termini alla compravendita di creature umane, alias Gpa.

Ravvisiamo che questa rappresentazione violenta dell’uso del corpo femminile, finisce con l’infierire sulle vittime stesse e costituire un’ulteriore violenza. Nulla ha a che vedere con la lotta per la libertà femminile.

Questo non è un bel film: ne escono male donne, uomini, relazione eterosessuale e omosessuale… tutti. E’ un insulto all’intera umanità e le prime a rimetterci sono proprio le donne; tutte, personagge secondarie comprese. Non c’è scampo né speranza per nessuno.

Possiamo capirne le buone intenzioni, pronunciarsi contro la Gpa e raggiungere un vasto pubblico, ma una scena così morbosa, un dolore così manipolato non può che respingere.

Sebastiano Riso, giovane regista gay, ha preso un sacco di botte da due machi che le darebbero forse anche a donne, poveri inermi, bambine/i e siamo sinceramente solidali con lui.

La deputata Cirinnà, che ha accusato il regista di omofobia, fa il suo giochetto politico e lo fa male (non è la prima volta). A noi sembra umanofobia.

Aspettiamo Riso al suo prossimo film: che sia migliore di questo!

(www.libreriadelledonne.it. 12 ottobre 2017)

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