di Milena Garavaglia
La Germania è antesignana nel progettare coabitazioni in Cohousing che soddisfano i bisogni abitativi delle differenti fasce di popolazione. Gli insediamenti in Cohousing oltre ad avere prezzi contenuti e destinati a cittadini con reddito medio, prevedono che i residenti (cohousers) partecipino attivamente nella progettazione e nella scelta del proprio vicinato. Le abitazioni private, che rimangono un inviolabile spazio di privacy sono completate da aree comuni che incoraggiano l’interazione sociale e abbracciano più destinatari: anziani, coppie, giovani, singles, famiglie monoparentali a cui è data particolare attenzione a madri sole con figli. Al Forum tedesco per le abitazioni comunitarie – Forum Gemeinschaftliches Wohnen e.V. Bundesvereinigung (http://www.fgw-ev.de) concorrono innumerevoli proposte abitative e per le donne vi è un macro progetto che offre case accoglienti e la possibilità di coltivare buoni rapporti tra vicini. All’interno di questo progetto vi è un secondo disegno abitativo più specifico nel dare un significato profondo alla vita condivisa. Nel sottoprogetto, oltre alla solidarietà verso il prossimo, predomina l’interesse per la stabilità personale, la libera volontà e soprattutto il desiderio di comunità su scelta elettiva declinato nella quotidianità dal fervore spirituale. Dal movimento femminista in poi, molte donne trovano interessante l’idea delle abitazioni comunitarie;1 il loro principio base è sostenere che “Una donna può cercare altre donne con ideologie affini”. Negli ultimi decenni donne più attente alle loro esigenze, quali l’indipendenza, la libertà, hanno avviato ricerche storiche sulle beghine medioevali percorrendo le tracce rimaste nei centri urbani o analizzando i manoscritti pervenuti sino a noi. La scoperta di un tesoro nascosto che esiste, agli inizi della civiltà europea, costituito da secoli di ricerca mistica e da una serie di splendidi testi,2 testimonia verso la fine del secolo XII la presenza di numerose donne dedite alla ricerca di Dio senza essere religiose in senso stretto, che aderivano alla vita comunitaria e lavorativa a stretto contatto con la società. Nel Brabante erano chiamate Beghine, in Lombardia Umiliate e nel resto dell’Italia Bizzocche. Gli studi recenti documentano maestria di queste donne anche nell’organizzazione degli interventi sociosanitari, nelle attività produttive, in alcune iconografie artistiche e testimonianze in architettura, oggi riconosciuti patrimonio dell’umanità, ad esempio: il beghinaggio di Bruges.
Il movimento beghinale è laico, è ricco di varie storie di vita e offre alle donne uno statuto di autonomia.3 Ogni beghina deve avere una propria abitazione ed essere in grado di mantenersi economicamente. Non era assente in loro la critica, che muovevano alle istituzioni religiose e ai loro rappresentanti. Le beghine si sentivano forti della loro integrità di vita, della loro preparazione culturale e della loro pratica mistica. Questa particolarità, la diversità dei modi di vita e del pensiero femminile, creava sospetto e inquietudine sia nella società civile sia in quella religiosa. Per questi motivi saranno guardate e additate come eretiche.
C’è una storiografia che ha cancellato e impedito la possibilità di narrare un sapere e un fare tipicamente femminile, ma la ricomposizione genealogica sta riportando alla luce l’originalità della vita beghinale, in cui le donne tedesche hanno potuto rispecchiarsi e adattarla all’oggi per rispondere a necessità di aiuto, sostegno e esigenze di alloggi. Ciò ha stimolato sperimentazioni di nuove coabitazioni al femminile con la denominazione Beginenhof-beghinaggio.
Nella regione nord ovest della Germania, la Bassa Renania, ho potuto visitare la zona, con un gruppo di ventitre donne tedesche, di cui tre italiane, alla ricerca dei resti dei beghinaggi medioevali e la conoscenza di quelli moderni. Le abitanti dei beghinaggi di Bochum, Colonia e Bocholt ci hanno accolte e guidate per la loro comunità e descritto come si gestiscono nello stare insieme. La vita delle beghine moderne avviene come per qualsiasi altra donna che ambisce alla propria
indipendenza e autonomia. La loro spiritualità è vissuta attraverso la “mistica del mondo”1 nel rispetto delle religioni, nella responsabilità verso il creato e chi ne fa parte. Ogni beghina moderna deve assolvere a due doveri relazionali, fondamenta nella pratica spirituale. Il primo valore è rivolto alle compagne della comunità beghinale e il secondo è collante nelle interrelazioni con la società civile. Per l’impegno tra le pari, le beghine vogliono sviluppare la cultura femminista, sperimentarla e diffonderla. Concretamente, applicano la relazione della “Pratica dell’Affidamento”2 tra donne. L’Affidamento è una pratica a livello simbolico sociale esercitata all’interno di una relazione di reciproca fiducia fra due donne adulte. Riferendosi una all’altra, ognuna di loro conferisce all’altra l’autorità di poter spaziare nelle sue particolari sfere di pratica politica, riconoscendole i suoi desideri, le sue competenze e le sue differenze. Questa pratica di riconoscimento implica un impegno di una verso l’altra3. Invece, il senso civico è inteso nelle azioni a favore della collettività, nella relazione d’aiuto al prossimo e la partecipazione a progetti sociali. L’intento è essere presenti “come forza riparatrice”4 al Welfare e credere che “fare del bene fa bene”5.
Sta accadendo che siano le beghine stesse a decidere, di comune accordo, quale orientamento spirituale intraprendere, e il culto professato è molto variegato e non manca l’apertura a pratiche spirituali e introspettive giunte dall’oriente rivolte al corpo e alla mente.
Un beghinaggio prima di tutto e soprattutto è uno spazio vitale e protettivo per donne. Gli uomini sono sinceramente i benvenuti. Non possono però stipulare alcun contratto di affitto o acquisto nel beghinaggio. In Germania nel 1985 è fondato il neomovimento delle beghine tedesche, attualmente i beghinaggi moderni ospitano circa 500 donne, oltre ai bambini che vivono con loro. Le più grandi città tedesche possiedono un beghinaggio e in alcuni casi, è l’Ente regionale che finanzia la pianificazione dei progetti.
(Tratto dall’ebook Cohousing al femminile. Abitare nei beghinaggi moderni, di Milena Garavaglia, maggio 2017)
1 A cura di Marina Santini, Luciana Tavernini, Mia Madre femminista, Edizioni Il Poligrafo, 2015.
2 Luisa Muraro, Le amiche di Dio. Margherita e le altre, Orthotes Editrice, Napoli 2001, p. 103.
3 Silvana Panciera, Alla scoperta del movimento beghinale, Ischia – Rete delle donne CELI, 25-27 ottobre 2013, p. 1.
4 “Cosa è una Beghina” da Arbeitspapier: “Was ist eine Begine?” Materiale distribuito da Brita Lieb durante il Pellegrinaggio Beginenreise 2014.
5 Il termine “Pratica di Affidamento” è esercitato e teorizzato dal gruppo della Libreria delle Donne di Milano negli anni ottanta. Libreria delle Donne di Milano, Non credere di avere dei diritti. La generazione della libertà femminile nell’idea e nelle vicende di un gruppo di donne, Ed. Rosenberg & Sellier TO, 1987. In Germania la parola “Affidamento” non è stata tradotta in tedesco, ma utilizzata regolarmente nella lingua italiana.
6 Alex Martinis Roe, Marirì Martinengo, Laura Minguzzi, Una storia dal Circolo della Rosa. Racconto illustrato di una Pratica di Affidamento, Libreria delle Donne – Circolo della Rosa Milano, Supplemento al n. 111/2014 di Via Dogana, trimestrale, p. 5.
7 Case per Beghine, Beghinaggi. p.2 (Beginenhauser, Beginenhöfe, Zeichen der Zeit 2013, Was unterscheidet ein Beginenhof von einem generationsubergeifenden Wohnprojeckt? Brita Lieb).
(www.libreriadelledonne.it, 7 giugno 2017)