12 Giugno 2019

Com’è difficile dire la verità

di Paola Mammani


Un commento a Scelta di classe di Claudio Rossi Marcelli, Internazionale n. 1310, rubrica Dear daddy.


Scelta di classe. Un titolo azzeccato forse più di quanto l’autore del pezzullo pubblicato su Internazionale dello scorso 7 giugno, non immagini. È Claudio Rossi Marcelli, genitore omosessuale, beneficato assieme al suo compagno, attraverso la gpa, del “dono” di tre pargoli da una madre “surrogata”. Erano in due, l’altra ci ha messo gli ovuli, entrambe rese meno povere dagli introiti che hanno fruttato i loro “doni”. Una prima scelta di classe Rossi Marcelli l’ha fatta. Diverse centinaia di migliaia di euro lui li aveva e loro no.

Nello scritto in questione la scelta di classe è riferita a quella della scuola media che le sue due prime figlie, due gemelle, cominceranno a frequentare. Parla di sé come di un genitore modello che non asfissia preside o vicepreside con la richiesta di questa o quell’altra sezione, ma chiede udienza solo per una questione di grande civiltà, per informare i professori che le sue due figlie hanno due papà. “Se ritiene che qualche professore possa avere un grosso problema al riguardo” ha spiegato alla vicepreside “allora le chiederei di non metterle in quella sezione”.

Et voilà, il capovolgimento è bello che fatto. Non è lui ad avere un grosso problema, e purtroppo lo sappiamo che non ne ha e non se ne fa, sono gli altri, arretrati, sessuofobici, disinformati, chissà come li definisce tra sé e sé. Non rivendica alcunché, comprende gli umani limiti, ma chiede che le bambine ne siano protette. Faccia da schiaffi, mi verrebbe da dirgli, se fossi sua madre. E se fossi la preside, come fui, lo rassicurerei. Nella scuola la vocazione stra-maggioritaria è quella dell’accoglienza, di chiunque si tratti. Le cronache dell’istituzione più aperta e trasparente del paese stanno a dimostrarlo. Di papà, anche se un’amica mi dice uno basta e qualche volta anche avanza, a nessuno per principio dispiace ve ne siano due o anche tre, crepi l’avarizia! Per procreare, propriamente, è necessario e sufficiente averne solo uno, neanche proprio un papà, per la precisione, solo uno spermatozoo, ma la lingua ci aiuta, è stato per me un secondo padre si dice. E anche una seconda madre. Ma lei, la prima, quella necessaria dall’inizio alla fine, dov’è? Quella certa e vera, dov’è? Le sue bambine sanno, stando a quel che dice, e lo sappiamo anche noi che dalla stampa l’epopea abbiamo potuto seguirla tutta. Come si chiama la “gestante”, come si chiama l’altra, quella degli ovuli, dove vivono, con tutta la storia del “dono” a seguire. Le bambine lo sanno, la madre è stata smembrata, una è solo gestante, gli ovuli sono di un’altra. Così non sarebbe più né una, né certa, a malapena surrogata…

Che cosa c’è di implicito, di non detto e nel fondo richiesto alla scuola? Che tutto ciò venga trattato come ovvio? auspicabile? Stia sereno, genitore 1 o 2 non so, nessuno, in nessuna scuola, andrà ad inquietare le sue bambine, cui si augura ogni bene, ma che dire alle altre, agli altri, se e quando chiederanno? Che questa è civiltà? Due uomini incapaci di vivere la loro parzialità rispetto alla procreazione, che vanno alla ricerca di una, due donne, che per soldi vendono ovociti e fanno da gestanti? E che tutto questo non assomiglia, neanche tanto in filigrana, al divieto oggi assoluto alla compravendita di bambini? Non glielo diciamo a scuola a chi è giovane che la cosiddetta gpa nel nostro paese è un reato? Che la recente sentenza della Consulta cancella finalmente la ridicolaggine di due papà e nessuna mamma? Insomma, Rossi Marcelli, si rende conto che lei sta chiedendo l’impossibile e, più sommessamente, anche l’illegale?


(www.libreriadelledonne.it, 12/6/2019)

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