25 Ottobre 2021

Dati: le insidie dell’interpretazione

di Laura Colombo


I dati sono oggettivi? Ci parlano più e meglio delle parole? Sappiamo leggerli, interpretarli, comprenderli, quando sentiamo una notizia? Che cosa ci manca e che cosa possiamo fare per non cadere in errore e per saperci orientare in questo presente? Sono alcune delle domande che girano nella mia testa da quando ho cenato con alcune amiche qualche giorno fa. Una di loro, molto colpita da quanto aveva appena sentito in televisione, riportava la notizia che l’80% degli ingressi in terapia intensiva è costituita da persone non vaccinate e che il giornalista, commentando la notizia, diceva che “i numeri parlano da sé”, nel senso dell’efficacia della campagna vaccinale. L’amica era invece piuttosto perplessa, quello che coglieva dai numeri era un preoccupante 20% di persone che, nonostante il vaccino, finivano in rianimazione. Un’altra amica, che i dati li mastica per lavoro, ha subito rimesso ordine: quando si guarda un dato, non bisogna mai dimenticarsi di capire quale sia il denominatore, ovvero l’insieme di partenza cui si riferisce il numero. Il senso cambia se guardiamo i pazienti in relazione alle popolazioni da cui provengono, anziché guardare il totale dei posti occupati in terapia intensiva. In questo caso, quanta popolazione non è vaccinata e quanta lo è.

Chi lavora coi dati può essere molto efficace nel farci comprendere i fenomeni, per esempio rappresentando i dati in modo che il fatto descritto sia manifesto. La cosiddetta data visualization, in questo caso, avrebbe potuto rendere esplicita in un colpo d’occhio l’affermazione che i numeri parlano da sé, per esempio visualizzandoli in questo modo:

C’è evidentemente una grande responsabilità dei giornalisti quando riportano le notizie dando per scontata un’interpretazione o, se va male, non avendo coscienza di quello che stanno scrivendo. La responsabilità è grande soprattutto in questo presente che, non a torto, è stato definito l’era dell’infodemia, ovvero un momento storico caratterizzato dalla circolazione eccessiva di informazioni non sempre accurate, che rendono faticoso orientarsi proprio perché è arduo capire quali siano le fonti affidabili.

È anche un momento storico caratterizzato dall’esplosione dei dati digitali, prodotti da ciascuna e ciascuno nella propria vita quotidiana: diventa quindi importante avere alcuni strumenti basilari per capire, possedere una grammatica del dato, avere a disposizione una cassetta degli attrezzi semplice ed efficace per non perdersi. Non dobbiamo diventare data scientist, dobbiamo solo abbandonare disorientamento e confusione quando ci troviamo davanti a numeri e grafici, tabelle e mappe.

Per fortuna ci sono strumenti agili che ci aiutano, uno di questi è il libro fresco di stampa di Donata Columbro, Ti spiego il dato (Quinto Quarto, 2021), che ci accompagna con spiegazioni chiare, unite ai disegni efficaci di Agnese Pagliarini, nei terreni ardui della lettura di notizie, grafici, mappe e nella spiegazione semplice di come proteggere i nostri dati. Ce l’abbiamo in Libreria, ed è possibile ordinarlo online a questo link: https://www.bookdealer.it/goto/9788885546264/607. È un libro che, a mio parere, non dovrebbe mancare in casa nostra perché, citando la quarta di copertina, non c’è niente da fare, dobbiamo arrenderci: i dati sono ovunque.


(www.libreriadelledonne.it, 25 ottobre 2021)

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