15 Giugno 2018

Due madri: facciamo chiarezza

di Clara Jourdan

 

A Milano dal 6 giugno scorso i figli e le figlie di quattro coppie di donne hanno ufficialmente due mamme. Una bella notizia. La registrazione nell’atto di nascita avvenuta con una cerimonia pubblica in municipio era stata preceduta tre settimane prima da una dichiarazione del sindaco Giuseppe Sala, in risposta a una lettera pubblicata sul Fatto Quotidiano in cui due mamme avevano chiesto a Palazzo Marino di seguire l’esempio di Torino: «Non è una forzatura della legge, anzi. Ci abbiamo ragionato in un paio di giunte. Quando la maternità è certa, e non ci sono rischi di tratta di bambini, noi andremo avanti». E gli assessori competenti avevano aggiunto: «L’orientamento dell’amministrazione è tutelare i genitori e i loro bambini adottando questa procedura per tutte le mamme come Corinna e Francesca». Dopo la dichiarazione di nascita in ospedale, con l’indicazione della madre biologica, «le signore potranno prendere appuntamento con la direzione Servizi civici per il deposito della dichiarazione di riconoscimento dell’altra mamma e la conseguente annotazione sull’atto di nascita» (Corriere della Sera Milano, 17 maggio 2018).

Un avvenimento importante, e va sottolineato il linguaggio di chi l’ha annunciato, preciso e inequivocabile: «maternità certa», «indicazione della madre biologica». È il principio antico, che alcune studiose come Daniela Danna e Silvia Niccolai ci hanno ricordato in questi anni, del Mater semper certa, alla base di quasi tutti gli ordinamenti conosciuti. La madre è sempre colei che partorisce, o madre biologica, anche in presenza di altre figure materne, come la balia in passato e la madre genetica oggi, creata dalle tecniche di procreazione assistita. O la compagna della madre, che lei riconosce come altra madre e adesso può acquisire «lo status di genitore» (v. Silvia Niccolai, Maternità omosessuale…, Costituzionalismo.it, 3/2015). Si tratta di due mamme, dunque. E infatti le due donne nella loro lettera al giornale avevano chiesto di seguire l’esempio di Torino. Non quello di Roma dei due papà, che qualcuno ha voluto accomunare in maniera tendenziosa per compiacimenti di partito («La giunta Sala segue la via tracciata dalle amministrazioni pentastellate») o per spingere in quella direzione. No, e se qualcuno ha interesse a fare confusione, è questo il momento di fare chiarezza. Da una coppia di donne una delle quali ha partorito le loro creature, niente è più lontano di una coppia di uomini che hanno commissionato una creatura per toglierla alla madre e portarsela via. Non si può parlare astrattamente di “coppie omosessuali”, la non simmetria dei due sessi è assoluta ed evidente nella generazione, lo sanno tutti, anche quelli che si arrampicano sugli specchi per rendere accettabili famiglie programmate senza madre. Per soddisfare i desideri di paternità degli uomini si potrebbero invece ampliare le possibilità di adozione. Ma non è accettabile, mai, in nessun caso, far fuori la madre. E non si può usare il riconoscimento di due mamme per legittimarlo. Due mamme è un regalo della nostra civiltà, che non diventi un cavallo di Troia.

(www.libreriadelledonne.it, 15 giugno 2018)

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