2 Dicembre 2020

Economia non è (ancora) cura

di Umberto Varischio


Il dibattito sulla riapertura di gran parte, se non di tutte le attività commerciali per il Natale e il Capodanno, ha degli aspetti surreali e insieme drammatici. Se si fa una semplice moltiplicazione dei decessi giornalieri per il numero dei giorni che mancano da qui a fine aprile, quando le condizioni climatiche forse ci daranno una mano a diminuire i contagi, il numero dei morti in Italia per Covid-19 diventa impressionante. E sappiamo bene che in ballo ci sono le vite dei più fragili. Il dibattito mediatico, al contrario, oscilla tra la necessità di passare dalle festività di relazioni (e con queste si intendono principalmente quelle familiari) e la necessità di consumare per sostenere l’economia.

Io sono spettatore attonito di questa dinamica, ma anche soggetto alle decisioni che vengono prese: sento sulla mia pelle lo scambio tra le necessità dell’economia e la vita, quella di un uomo che ha passato i sessantacinque anni e che da poco è in pensione, subisco la contraddizione tra i bisogni di un essere umano e gli imperativi del consumo e della valorizzazione, i significati cui oggi i più riducono l’economia.

So bene che altre e altri, in questa pandemia, patiscono a causa della mancanza di lavoro e soldi, della fatica a far fronte ai bisogni quotidiani, della deprivazione sociale.

E sempre più vedo l’insensatezza di questa realtà e mi chiedo come sia possibile uscire da queste contraddizioni. Mi sono venute in soccorso le parole di Ina Praetorius sulla necessità di un cambio di paradigma o meglio «dell’irruzione di un paradigma scientifico che metta (di nuovo) al centro l’essere umano». E di un cambiamento di priorità in economia, il «soddisfare il bisogno umano di preservare la vita e la qualità della vita» e cioè un mettere al primo posto i bisogni primari di tutti e al secondo posto il mercato.

Questo cambio di paradigma è assolutamente necessario non solo per superare la pandemia, ma anche per dare un futuro all’umanità. Alcuni passi in questa direzione, la “Care Revolution, la rivoluzione della cura” auspicata da Praetorius, ci sono stati nelle scorse settimane, a diverso livello d’importanza mediatica: l’incontro internazionale “Economy of Francesco – Papa Francesco e i giovani da tutto il mondo per l’economia di domani” di Assisi (19-21 novembre), e la costituzione di una “Società della Cura” (https://societadellacura.blogspot.com/) che ha promosso sabato 21 novembre una mobilitazione nazionale con diversi appuntamenti che si sono svolti quasi sempre virtualmente.

Perché se il futuro è nelle nostre mani, di donne e uomini, che – sono sempre parole di Praetorius – almeno sia in direzione del «passaggio da una società di mercato centrata sulla produzione di merci e sul profitto a una società di economia domestica, centrata sul bisogno e sulla libertà-in-relazione di tutti gli esseri umani».


(www.libreriadelledonne.it, 2 dicembre 2020)

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