10 Marzo 2016
www.libreriadelledonne.it

Fuocammare: non sono d’accordo con Anna Di Salvo

di Stefania Giannotti

Ho visto Fuocammare di Gianfranco Rosi. Ricordavo intanto un titolo online Orizzonti mediterranei e Fuocammare, due film su Lampedusa di Anna Di Salvo non letto per la fretta.

Fuocammare di Rosi mi è piaciuto. Mi è piaciuto per la maestria di rendere narrabile e visibile il dolore. Insopportabile a pensarlo. Mi è piaciuto di Fuocammare la misura. Le mani, inquadrate ripetutamente di uomini non a tutto schermo, ripresi a metà, solo le mani, che si muovono lentamente e sembrano dire “vieni, entra”. Malgrado poi l’inevitabile routine, le foto, la schedatura… È la marina militare italiana, a fianco il popolo di Lampedusa. Bello.

Mi è piaciuta del film soprattutto l’invenzione di alternare tutto questo con facili storie di una umanità semplice, che vive modestamente con pochi mezzi. Eppure c’è un abisso, un baratro. Un ragazzino che gioca con una fionda e mima ripetutamente i gesti di una mitragliatrice, uccidere, guerreggiare. Ma non ci vede da un occhio… e soffre di mal di mare e vomita. È spiritoso, ironico, ogni tanto si ride. Forse proprio queste pause del quotidiano rendono visibile, sopportabile ed efficace tutto il resto.

Tornata nottetempo a casa mi sono precipitata sul computer per leggere Orizzonti mediterranei… di Anna Di Salvo pubblicato sul sito della Libreria delle donne. Contrappone a questo film un altro, dice “per contrasto”, di Pina Mandolfi e Maria Grazia Lo Cicero. Ma non capisco il contrasto.

Non ho visto questo altro film e do per buono che abbia valore, se è Anna a dirlo. Ne esalta il “punto di vista femminile” che fa da guida scrive, carente nell’altro di Rosi. Rosi è un uomo, ricordiamolo nel giudicarlo, e parte da sé per fortuna e forse mi fa vedere qualche cosa che da sola mi scapperebbe via. Orizzonti di Mandolfi è attento agli abusi sessuali, alle percosse, alla tragedia delle migranti… Tutto sicuramente vero, lo sappiamo.

In Fuocammare invece “le donne non esistono” dice Anna. Non è vero. C’è il vivere quotidiano, c’è quella donna che dà il caffè a quell’uomo immobile che non beve, finché non è lei a dirgli “bevi”. C’è quell’altra che fa il letto, e liscia la sovra coperta e bacia la foto di un defunto, penso. C’è l’abitare quotidiano. C’è il vivere, c’è una volontà femminile a vivere oltre la cura, col piacere di ascoltare vecchie canzoni del suo popolo.

C’è anche in poche ma secondo me sufficienti ed efficaci immagini il dolore e l’abbraccio tra donne migranti, sufficiente a riportare alla mente la loro tragedia, gli abusi, i soprusi.

E io ho pensato anche alle siciliane, a tutte le amiche di Catania, anche se lì non le ho viste, le Città Vicine, il loro lavoro politico. Quello che lì non c’è, niente ci impedisce di aggiungerlo. E non c’è contrasto.

Probabilmente in Orizzonti Mediterranei si ritrova quella realtà e verità cui Anna si riferisce e che viene da un’esperienza diretta. “Il senso dell’attenzione femminile, riferita al vivente e alle ragioni della vita” come ho letto. Un’esperienza e un’appartenenza che Rosi non ha, o forse ne ha poca o non abbastanza. Ma ne ha un’altra, di uomo nato ad Asmara (Eritrea), dall’85 negli Stati Uniti e in Italia, origine non poco interessante, e un anno passato sul campo delle riprese, sulla costa degli sbarchi.

(www.libreriadelledonne.it, 10 marzo 2016)

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