di Silvia Baratella
Monique Serf, ebrea francese, era bambina durante l’occupazione tedesca e dovette crescere nascosta con la sua famiglia per sfuggire ai rastrellamenti nazisti.
In seguito divenne cantante e assunse il nome d’arte di Barbara, ispirato a Varvara Brodsky, una sua antenata da parte di madre: una scelta di genealogia femminile. Tra le grandi voci femminili della canzone francese della seconda metà del ’900 che conosco, Barbara è stata l’unica a cantare su testi (e musiche) propri, quasi tutti legati alle sue esperienze personali.
Nel 1964 fu scritturata dal direttore di un teatro tedesco per una tournée a Gottinga. Non ci andò volentieri: i ricordi di guerra le rendevano sgraditi la Germania e i tedeschi.
Tuttavia fu accolta così affettuosamente dagli organizzatori e fu così apprezzata dal pubblico che cambiò completamente stato d’animo e prolungò la sua esibizione di una settimana. In un parco di Gottinga buttò giù la prima bozza di una canzone dedicata a quella città, che recitò nella sua serata di commiato, più che cantarla, perché non aveva ancora finito di musicarla.
In seguito, la completò e divenne uno dei suoi pezzi più famosi, che cantò anche in lingua tedesca. Göttingen oggi è nei programmi scolastici francesi e ha svolto un ruolo ufficiale nel riavvicinamento post-bellico tra Francia e Germania.
È una parola di donna contro la guerra che affonda le sue radici nelle relazioni e non nelle ideologie o in principi astratti, e mi sembra utile farla circolare in questi tempi bui, in cui c’è bisogno di opporre le nostre ragioni alla propaganda bellica.
Propongo qui il link a un video, insieme al testo francese e a una traduzione, approssimativa, fatta da me.
Göttingen
Bien sûr, ce n’est pas la Seine,
ce n’est pas le bois de Vincennes,
mais c’est bien joli tout-de-même
à Göttingen, à Göttingen.
Pas de quais et pas de rengaines
qui se lamentent et qui se traînent,
mais l’amour y fleurit quand-même
à Göttingen, à Göttingen.
Ils savent mieux que nous, je pense,
l’histoire de nos rois de France
Hermann, Peter, Helga et Hans
à Göttingen.
Et que personne ne s’offense,
mais les contes de notre enfance,
« il était une fois » commence
à Göttingen.
Bien-sûr nous, nous avons la Seine
et puis notre bois de Vincennes,
mais Dieu que les roses sont belles
à Göttingen, à Göttingen.
Nous, nous avons nos matins blêmes
et l’âme grise de Verlaine,
eux c’est la mélancolie même
à Göttingen, à Göttingen.
Quand ils ne savent rien nous dire
ils restent là à nous sourire,
mais nous les comprenons quand-même
les enfants blonds de Göttingen.
Et tant pis pour ceux qui s’étonnent
et que les autres me pardonnent,
mais les enfants ce sont les mêmes
à Paris ou à Göttingen.
Ô faites que jamais ne revienne
le temps du sang et de la haine
car il y a des gens que j’aime
à Göttingen, à Göttingen.
Et lorsque sonnerait l’alarme,
s’il fallait reprendre les armes,
mon cœur verserait une larme
pour Göttingen, pour Göttingen.
Traduzione
Certo, non c’è la Senna,
non c’è neanche il Bois de Vincennes,
ma è così carina lo stesso
Gottinga, Gottinga.
Non ci sono lungofiumi, né canzonette
romantiche e lamentose,
ma l’amore fiorisce lo stesso
a Gottinga, a Gottinga.
Conoscono meglio di noi, penso,
la storia dei nostri re di Francia
Hermann, Peter, Helga e Hans
a Gottinga.
E che nessuno si offenda,
ma le favole della nostra infanzia,
«C’era una volta…», cominciano
a Gottinga.
Certo, noi abbiamo la Senna
e poi il nostro Bois de Vincennes,
ma dio, come sono belle le rose
a Gottinga, a Gottinga.
Noi abbiamo le nostre mattine livide
e l’anima bigia di Verlaine,
loro sono la malinconia in persona,
a Gottinga, a Gottinga.
Quando non sanno dirci niente
restano lì a sorriderci,
ma noi li capiamo lo stesso
i bambini biondi di Gottinga.
E tanto peggio per chi stupisce,
e agli altri chiedo scusa,
ma i bambini sono gli stessi
a Parigi o a Gottinga.
Oh, fate che non ritornino più
i tempi del sangue e dell’odio,
perché ci sono persone che amo
a Gottinga, a Gottinga.
E quando dovesse suonare l’allarme,
se si dovessero riprendere le armi,
il mio cuore piangerebbe
per Gottinga, per Gottinga.
(www.libreriadelledonne.it, 12 ottobre 2022)