8 Settembre 2017

Grande Seminario di Diotima 2017 – La rivolta linguistica


La lingua è la casa, il mondo, un’avventura e un enigma. Eppure perlopiù viviamo dimentichi nella lingua come fanno i pesci nell’acqua. Non ce ne diamo pena.

L’amore per la lingua è quando la sentiamo nel cuore e questo è già uno scarto, uno scatto in più rispetto al nuotare immemori. Il disagio per la lingua maltrattata ne viene di conseguenza.

La sofferenza per il brutto uso oggi della lingua è molto diffusa. È un dolore personale e politico perché dietro certa terminologia imposta c’è il tentativo di uniformare attraverso il linguaggio la vita collettiva. Prendiamo, ad esempio, i linguaggi burocratici, per i quali noi siamo un utente, un numero, una variabile di sistema. Nelle aziende pubbliche (ospedali, scuole, enti) i lavoratori non sono più nominati così, bensì risorse per la produzione, capitale umano. L’ufficio che se ne occupa si chiama non a caso “delle risorse umane”. Con questa terminologia viene suggerito che gli esseri umani sono solo cose a disposizione. I linguaggi tecnici (sempre in inglese) nascondono dietro sigle e acronimi incomprensibili la storia da cui provengono e le finalità che perseguono. Nelle vita pubblica le falsificazioni degli accadimenti sono tragiche, ridicole, pericolose.

La sofferenza che proviamo è condivisa. È un sentimento politico, perché segnala che è qualcosa che riguarda l’intera vita collettiva. È dunque come atto politico che proponiamo una rivolta linguistica, invitando a sottrarci all’indifferenza prodotta dall’assoggettamento. Affinché abbia efficacia occorre che le “cose”, le “risorse umane” tornino a parlare tra loro con questa intenzione. Non tanto per lamentarsi, quanto per legare quel che diciamo alle nostre esperienze di vita, di lavoro con le parole giuste. Non temiamo di entrare in conflitto con i linguaggi che ci allontanano dalla realtà vissuta e dalla possibilità di comunicarla. Dire pane al pane, si diceva un tempo. Ma si tratta anche di innovare e in caso di trasgredire, sapendo e dicendo il perché, come si fa nella vita pubblica.

In questo le donne hanno una loro specifica competenza e una storia. Dante l’ha riconosciuta, questa competenza, Margherita Porete l’ha praticata, la letteratura giapponese la illustra… Il femminismo stesso è nato grazie a una pratica di ricerca e invenzione del come dire le cose, e ha generato libertà.

 

Bibliografia:

Eva-Maria Thüne (a cura di), All’inizio di tutto la lingua materna, Rosenberg&Sellier, 1998.

Luisa Muraro, Maglia o uncinetto. Racconto linguistico-politico sulla inimicizia tra metafora e metonimia, ed. il manifesto, 2017.

Marie Cardinal, Le parole per dirlo, Bompiani, 2001.

Federica Giardini, L’alleanza inquieta. Dimensioni politiche del linguaggio, Le Lettere, 2011.

Andrea Camilleri e Tullio De Mauro, La lingua batte dove il dente duole, Laterza, 2013.

 

Il seminario inizia il 6 ottobre (2017), che è un venerdì, alle 17,20 per poi continuare con il seguente calendario fino a venerdì 10 novembre.

 

Venerdì 6 ottobre, ore 17,20 aula 2.3:
Wanda Tommasi – Parla come mangi

 

Venerdì 13 ottobre, ore 17,20 aula 2.3:
Elisabeth Jankowski – La nostra brutta bella lingua

 

Venerdì 20 ottobre, ore 17,20 aula 2.3:
Maria Livia Alga – Per la libera circolazione delle lingue

 

Venerdì 27 ottobre, ore 17,20 aula 2.3:
María José Gil Mendoza – La lingua che non scordo

 

Venerdì 3 novembre, ore 17,20 aula 2.3

María Milagros Rivera Garretas – Né inglese né spagnolo. Tradurre la poesia di Emily Dickinson

 

Venerdì 10 novembre, ore 17,20 aula 2.3:
Federica Giardini e Anna Simone – Ripensare il materialismo. Il linguaggio neoliberale tra misura e dismisura

 

Il seminario si tiene all’Università di Verona, Area Studi Umanistici, via San Francesco 22.

Vale come crediti F per le studentesse e gli studenti di Filosofia.

(www.libreriadelledonne.it, 7 settembre 2017)

Print Friendly, PDF & Email