24 Settembre 2020

Il dito e la luna – sui femminicidi

di Umberto Varischio


Una giovane donna viene investita e uccisa dal fratello perché ha una relazione d’amore con un giovane transessuale.

Gli sguardi (e le parole) si concentrano su di lui e la giovane viene messa in secondo piano se non dimenticata. Nel discutere appassionatamente della necessità della legge sulla omotransfobia ci si distrae da un dato di fatto: si tratta di un femminicidio, come ci ha ricordato Marina Terragni, ed è stato commesso da un uomo il cui sguardo sulla sorella cerca di riportarla all’interno del patriarcato attraverso il potere di vita o di morte che alcuni uomini pensano di avere sulle donne, soprattutto se appartenenti alla propria famiglia. Uno sguardo che pretende di ristabilire il pieno dominio maschile e mette in discussione la libertà femminile, arrivando sino all’omicidio.

Su di un altro piano, ma attraverso lo stesso sguardo si chiede, sia in Francia che in Italia, a giovani donne, studentesse di scuola media superiore, di recarsi a scuola vestite come si deve, perché indossare vestiti corti o minigonne potrebbe turbare i loro professori (maschi).

Molti commenti rimproverano le ragazze perché andare a scuola non è la stessa cosa che andare in discoteca o a una festa; in certi luoghi bisogna andare vestite in un certo modo, decentemente.

Anche qui ci si scorda che la “luna” è rappresentata dallo sguardo maschile e da come questo sguardo costituisce l’ambito in cui le donne possono abitare il mondo.

Quando si parla di donne molti hanno l’abitudine di guardare il dito (il comportamento delle donne, le loro scelte) e non la luna (il patriarcato, i femminicidi, lo sguardo maschile).

Bisogna cambiare (noi uomini), anche gli sguardi.


(www.libreriadelledonne.it, 24 settembre 2020)

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