13 Aprile 2021

La politica della sedia sottratta

di Laura Minguzzi


Ricordo in sintesi i fatti: all’incontro di Ankara del 7 aprile scorso, una signora in giacca fucsia, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, rimane in piedi, senza sedia, e nessuno gliela porge. L’inatteso della differenza sessuale ha colto Charles Michel di sorpresa e ha messo in evidenza l’inadeguatezza di una politica maschile.

«Il 20 marzo la Turchia, con decreto presidenziale, è uscita dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. […]  
Che altro può accadere? Il cerimoniale dell’incontro di Ankara è stato definito con un delegato del gabinetto del Presidente del Consiglio europeo. Per questo è giusto chiamare in parlamento Michel per un chiarimento, come ha fatto la capogruppo dei Socialisti e Democratici Iratxe García. “Non accettiamo che le nostre istituzioni debbano prostrarsi di fronte a un regime ostile allo stato di diritto”. […] Una bruttissima pagina per l’Europa che però svela una fragilità ancora più grave, quella di un continente vittima degli egoismi nazionali.»

Ecco alcuni stralci di un articolo di Massimiliano Smeriglio dal Manifesto di sabato 10, che offrono al nostro sguardo un quadro e una lettura, comuni alla gran parte della stampa occidentale, dell’umiliazione subita da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea.

Proviamo a spostarci su un altro scenario, sbilanciamoci dalla parte di un’Europa e non solo, dove le donne sono ovunque e disegnano contesti, politiche e orizzonti non delimitati da confini nazionalistici o patriottici e il nostro sguardo vedrà tutt’altro quadro. Nasce da questa consapevolezza, che esiste altro, il grande scompiglio e la grande indignazione che il mancato riconoscimento dell’autorità di Ursula von der Leyen ha provocato in me e in mezzo mondo.

Se usciamo dalla gabbia dei diritti e dalle griglie dei protocolli, possiamo vedere come sia stata volutamente obliterata la svolta che alcune donne, in varie posizioni di potere, con determinazione hanno prodotto nella visione dell’Europa. Per esempio, Ursula von der Leyen è stata la promotrice nel suo ruolo di presidente della Commissione dell’Unione della Cura: una priorità che assume un significato simbolico oltre che economico. Un programma europeo che pone in primo piano non i diritti astratti ma ciò che Simone Weil chiamava gli obblighi dell’anima. La fisica soprannaturale che mette al centro la fisicità dei corpi e delle relazioni che fanno società. Non a caso anche Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, in una recente intervista citava le sue telefonate con la cancelliera Angela Merkel e con la stessa Ursula von der Leyen come una differenza qualitativa della loro modalità di agire e governare. Abbiamo a che fare dunque con i fondamenti del vivere e non si tratta di uno sgarbo personale che si può rimediare con una telefonata di scuse o altre argomentazioni di carattere sostanziale. Nel Sole 24 ore di sabato scorso, Michel ha sottolineato quanto abbiano pesato sul suo comportamento poco civile le preoccupazioni sulla posta in gioco geopolitica dell’incontro con Erdoğan, a lungo preparato a Bruxelles, per cercare di modificare i Trattati e la politica aggressiva e ricattatoria del governo turco riguardo a varie crisi in atto (migratoria, energetica, pandemica ecc.). L’atto mancato di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, Freud insegna, è stato la rivelazione di una complicità simbolica fra due uomini di potere che, benché appartenenti a due sistemi politici e a due religioni differenti, sono entrambi affetti dalla stessa cecità: non vedono e se vedono, non comprendono o non accettano ciò che la realtà offre al loro sguardo: il mondo è cambiato e la pandemia ha tolto gli ultimi veli di nebbia. Le donne esistono, agiscono e hanno parola sulla scena pubblica a tutti i livelli, a dispetto della parità non raggiunta, e bisogna farci i conti, volenti o nolenti. Il fatto che nelle istituzioni europee sia presente questa diarchia irrisolta, che non tiene conto di due soggetti asimmetrici, fra Commissione europea e Presidenza del consiglio europeo non potrà che produrre altre tensioni e “incidenti” oltre che allontanare la soluzione dei problemi e il miglioramento della vita dei suoi abitanti. Nell’intervista al Sole, Michel parla di pari legittimità di entrambe le istituzioni e del fatto che ci saranno sempre tensioni e l’Europa deve trovare il modo di camminare su queste due gambe. D’accordo, ma resta il fatto che a capo della Commissione oggi siede una donna ed è evidente che proprio questo fatto elementare ed epocale crea la complessità che non si vuole vedere e considerare.


(www.libreriadelledonne.it, 13 aprile 2021)

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