7 Febbraio 2023

L’avvicinamento degli uomini alle donne favorisce la pace

di Antonella Nappi


La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern non sente più l’energia sufficiente per fare il mestiere che ha condotto benissimo fino ad ora e vuole avere il tempo di essere presente alla figlia che inizia la scuola. Si è ritirata dal ruolo e in questo modo mette in evidenza un fatto che riguarda tutte le donne e tutti  gli uomini, tutti i governi, tutta la società.

Le donne non accettano, generalmente, di rinunciare alle responsabilità affettive e di investimento nelle cure relazionali, nella manutenzione dei corpi e delle cose, conducendo così una vita molto dispendiosa in energie per gestire assieme il lavoro remunerato – che hanno a più riprese nella storia riconquistato – e tutte le altre attività indispensabili all’esistenza. Gli uomini invece, generalmente, hanno concentrato la loro attenzione sul lavoro retribuito e sui legami tra loro. Questa coesione tra maschi per mantenere il primato economico e non compromettersi affettivamente con le donne è documentata da Marzio Barbagli in Sotto lo stesso tetto (Il Mulino, 1984, riedito nel 2013): è una abitudine storica lo strappare gli uomini dalle case la sera, perché dopo il lavoro conducano lo svago tra loro, senza familiarizzare con donne e bambini.

Anche gli uomini si esauriscono se invece di demandare ad altri una parte delle loro responsabilità, in particolare proprio quelle che li legano al corpo e al mondo degli affetti e delle cure relazionali, finiscono con il perdere del tutto questi legami e questi piaceri emotivi.

L’esercizio di affacciarsi al mondo del lavoro e della competizione, alle relazioni pubbliche e assieme alle attività di cura verso cose e persone gestendone l’intimità, i possibili dissidi, attenuando le pretese – anche quelle personali – restituisce una formazione mentale ricca di saperi su sé stesse e gli altri, sulla disgiunzione che c’è tra vita pubblica e privata e sulla somiglianza invece delle competenze relazionali necessarie nei due ambiti. Questa doppia presenza permetterebbe anche agli uomini di desiderare una armonizzazione dei tempi e darebbe loro l’acquisizione di maggiori competenze.

È il piacere sensoriale e sentimentale a dare valore a quello che di già si ha: la salute del corpo e dell’ambiente, la ricchezza sociale che si è costruita nel tempo nel contesto in cui viviamo. Sono cose queste che contano nella capacità di pensare le scelte sociali. Anche in assenza di lavoro extra-domestico queste qualità le “casalinghe” le conoscono e sono essenziali nella capacità di pensare le scelte sociali.

È indispensabile per la società permettere alle donne di non ritirarsi dal confronto politico con gli uomini sul lavoro e in ogni istituzione, dimensionando i tempi del lavoro e della politica per tutti, così da permettere a ciascuno una esistenza piena e indipendente, un impegno pubblico che non disprezza le necessità personali. Sollecitare gli uomini, esplicitamente, a prendere a modello le donne nel lavoro e nel pensiero, educandoli a partecipare a tutti i lavori indispensabili all’esistenza li indurrebbe a collaborare di più anche tra loro, invece di competere. È un esercizio indispensabile per concepire un’organizzazione sociale collaborativa.

L’attenzione alla vita affettiva forma a conoscere anche il valore della pace, che conserva le ricchezze sociali e crea un equilibrio possibile tra le cause di conflitti. L’esercizio relazionale quotidiano del contenere i dissidi e le pretese, l’indifferenza alle ingiustizie, serve a creare dirigenti politici che sappiano evitare l’esplodere delle violenze e delle distruzioni. Le energie spese dalle donne perché la società resti umanamente fondata e solidale devono trovare reciprocità negli uomini in modo che il relazionarsi agli altri e a sé stessi con intimità, diventi una capacità diffusa.

L’esperienza delle molte responsabilità quotidiane che ci permettono di realizzare la società nel suo complesso renderebbe gli uomini meno alieni agli equilibri ambientali, alle ricchezze offerte dalla natura, a quelle che nei secoli sono state create con il lavoro. Non troverebbero ragione la distruzione dei corpi, della natura e delle fabbriche, delle città, come avviene con la disputa armata, in nome di interessi che possono essere messi in parola e trovare ascolto, e su cui si possono cercare accordi che tengano in considerazione i comuni valori.

La violenza che ci viene richiesta per vincere, vincere in tutto e per tutto sui nemici, è frutto di una pratica basata su una logica astratta dalla materialità dell’esistenza. La competenza complessiva è nella popolazione e in particolare nelle donne, al contrario siamo costretti e costrette a lasciare tutto in mano a chi ragiona soltanto sulla base di competizione e di forza economica e militare. Il valore delle scelte va cercato nella valorizzazione dell’egoismo di ogni soggetto, che ragionato e condiviso trova una misura nella comune consapevolezza; è il sale della terra, così lo si è spesso chiamato.

Non avremmo desiderio di distruggere tutto quanto già esiste per affermare un principio di potenza su altri popoli, una volontà di giustizia astratta, come quella che si richiama ai principi, ai confini legali, ai poteri giuridici, cose private della considerazione del piacere di vivere. Il piacere di conservare la salute, di apprezzare la compagnia degli altri intimamente in tutte le relazioni, deve avere la precedenza.

Ci vuole una società organizzata da uomini e donne perché entrambi acquisiscano la capacità di unire i sentimenti alla ragione.


(www.libreriadelledonne.it, 7 febbraio 2023)

Print Friendly, PDF & Email