23 Giugno 2023

Lettera a La Stampa

di Clara Jourdan


Lettera inviata a La Stampa il 17 giugno 2023 e non pubblicata.


Ho letto con interesse l’articolo di Lucetta Scaraffia che tenta una breve ricostruzione storica del femminismo dal Novecento a oggi (Il femminismo non difende più le donne perché nega la specificità dei generi, La Stampa 25 maggio 2023) a partire dalla nota affermazione di Eric Hobsbawm «che l’unica rivoluzione vittoriosa del Novecento è stata quella delle donne». Fa piacere che la studiosa riconosca l’importanza storica del movimento delle donne, tuttavia trovo sbagliata l’idea che lei avanza sul femminismo «che ha preso il sopravvento nel secondo dopoguerra»: «ottenere la parità […] diventare come gli uomini».

L’autrice – come molti e molte non femministe – confonde il femminismo del movimento delle donne con l’interpretazione divulgata dai mass media e fatta propria dalle istituzioni (femminismo di stato), che lo intendono come un movimento per la parità, appunto, per un superamento dello svantaggio storico del sesso femminile commisurato al sesso maschile. In realtà non è stato e non è questo il femminismo per chi ha vissuto e vive in prima persona il movimento che si è diffuso dagli anni Sessanta in poi e ha portato alla trasformazione del mondo citata all’inizio. È stato proprio il disagio rispetto all’emancipazione, in cui una donna era libera “nonostante” fosse una donna, a spingere alcune a riunirsi tra donne a parlare, del disagio e del desiderio di essere libere “perché” si è donne. Con questa pratica, chiamata autocoscienza, è cambiato il rapporto di molte donne con sé stesse, con le altre e gli altri e con il mondo: si è scoperta l’esistenza della libertà femminile e la possibilità di un senso libero della differenza sessuale. Così si è originato quel movimento che si trova dappertutto, non solo in Occidente.

Il femminismo essendo un grande movimento comprende idee e posizioni diverse, anche in contrasto tra loro. È stato così fin all’inizio (per esempio sul rapporto con la legge), ma questo non va inteso come uno svilupparsi di correnti, o “movimenti” che esprimono un evolversi ideologico, come sembra pensare Lucetta Scaraffia, saldamente ancorata all’idea di parità come motore del femminismo contemporaneo: «Questo tentativo delle donne di diventare “un uomo come gli altri” – scrive – si è esteso successivamente alla cancellazione dell’identità sessuale. Nell’ultima fase femminista, infatti, si è cercato di rendere più evidente e sicura la parità proponendo una cancellazione dell’identità sessuale biologica». Certamente ci sono donne e femministe che sostengono tale posizione, anche in relazione con uomini attivisti, ma questo non va assolutizzato in “fasi” seguendo una impostazione teorica maschile: si tratta del continuo cercare e significare la realtà, che caratterizza il femminismo dalle sue origini e che porta a discussioni e conflitti anche aspri tra donne. Il moltiplicarsi di aggregazioni e differenze tra donne è un arricchimento e un allargamento del movimento. Una donna nel femminismo cerca la libertà, a partire da sé e in relazione.


(www.libreriadelledonne.it, 23 giugno 2023)

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