29 Settembre 2020

Libertà di espressione o schiavitù delle gonadi?

di Clara Jourdan


Quando giorni fa ho sentito a una rassegna stampa che il giornale satirico francese Charlie Hebdo aveva ripubblicato la vignetta offensiva su Maometto che scatenò il sanguinoso attentato del 7 gennaio 2015 alla redazione parigina della rivista, non potevo crederci. Di nuovo? L’occasione era l’apertura del processo contro i sopravvissuti complici o organizzatori dell’attentato. Per ribadire la libertà di espressione che non si piega di fronte a niente. Eppure cinque anni fa qualcuno aveva riconosciuto che era stato un grave errore politico pubblicare quella vignetta: una crudeltà ingiustificata verso milioni di persone di fede islamica e una provocazione al terrorismo. Facile e stupido fare dello spirito su qualcosa di sacro per gli altri, e irresponsabile in una situazione di convivenza già fragile. Allora perché di nuovo adesso? Per il potere delle gonadi maschili (biologico o culturale che sia). Non me lo spiego altrimenti. Molti uomini non sanno resistere all’impulso a sfidare, a provocare, a far vedere chi sono. Costi quel che costi. E infatti puntualmente è arrivato un altro attentato, piccolo, appena simbolico, perché si sappia che le gonadi le hanno anche gli altri. Il problema non è tanto il rischio di attentati, è che così si continua ad alimentare sfiducia e ostilità in un mondo sempre più conflittuale, e per di più in nome di una civiltà (“libertà di espressione”) che è anche la mia. Di che ti sorprendi, mi dico. Sono millenni che uomini scatenano guerre, per questi motivi. Sì, ma adesso che il patriarcato è caduto sono caduti anche i veli che coprivano tali imprese virili. Adesso sappiamo che è la sessualità maschile (come si esprime storicamente) a fare problema, a minacciare e distruggere la pace e la convivenza civile. Non possiamo impedirlo? Almeno non chiamatela libertà di espressione.


(www.libreriadelledonne.it, 29 settembre 2020)

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